mercoledì 31 ottobre 2007

A day in the life, part 1

Ho una sveglia Oregon che quando suona ti dà due opzioni: spegnerla definitivamente o a tempo, vale a dire che se premi il tasto delay, si spegne momentanemente, per poi risuonare otto minuti dopo.

Perciò la punto alle 6:30, e quando suona premo il tasto degli otto minuti e dormo fino alle 6:38, alla seconda suonata premo ancora il tasto degli otto minuti. Alle 6:44, cioè al terzo trillo, la spengo definitivamente (occasionalmente mi cade).

Mi alzo, vado in cucina, accendo la moka e il notebook, vado a pisciare. L’operazione richiede un tempo variabile, a seconda se mi sveglio o meno con l’erezione.

Torno in cucina la moka borbotta, il computer è pronto. Metto la tazzina e la merendina (usually una kinder brioss) sul tavolo, apro le ante per far entrare la luce.

Mentre si raffredda il caffè (Pellini a basso contenuto di caffeina) entro in internet (home page repubblica) e apro sempre, nell’ordine: quei bravi ragazzi; la folle+jumbolo; a bottle of smoke; suevele; drunk side of the moon; love boat board; whiskey bent and hell bound. Parallelamente slsk e di recente lost-in-tyme.

Qualora i siti di cui sopra mi ammosciano, dirotto svogliatamente sul forum del mucchio o su loose-ends o sulle news musicali di rockol.

Alle sette circa vado a lavarmi (bagno in vasca), dopodiché controllo lo stato di avanzamento dei vari downloading, metto e tolgo sul creative, se c’è qualcuno in linea su QBR saluto, e spengo tutto.
Se c’è da accompagnare Stefano all’asilo, lo sveglio alle 8:00, lo preparo e usciamo.

La scuola materna è a cento metri, più il tempo di cercare parcheggio che quello di raggiungerla. Lo lascio alle maestre, ci salutiamo e torno alla Clio.

Salgo in macchina. Inserisco il creative nella presa USB dell’autoradio JVC e parto. So che l’itinere per Linate potrebbe durare dai 45 ai 90 minuti, oppure tendere all’infinito.

lunedì 29 ottobre 2007

Lord, Wagonmaster is comin'


Lo so che per voi infedeli è un signor nessuno. Ma non è colpa vostra, vi hanno insegnato che il country è roba da campagnoli, da red necks.
Ma dite, l'hanno fatta anche a voi la battuta: "il country in america lè come il liscio da noi!" , si eh?

Vabbeh, sappiate che ieri ci ha lasciato il grandissimo Porter Wagoner, perciò tirate fuori il vestito da festa nero coi lustrini e suonate almeno un suo disco.

L'ultimo, imperdibile (non per voi immagino), Wagonmaster, andrà benissimo.


Il Country perde la leggenda di Nashville: è morto Porter Wagoner

Porter Wagoner, il cantante americano leggenda della musica country, è morto ieri sera in una clinica di Nashville all'età di 80 anni, per un tumore al polmone. Già un anno fa aveva avuto problemi circolatori. La notizia della scomparsa di Wagoner è stata data un portavoce della più famosa sala da concerti della musica country, il Grand Ole Opry House di Nashville, di cui il cantante è stato una star per mezzo secolo (traguardo celebrato nel maggio scorso) lanciando, tra le altre, nel 1967 la carriera di Dolly Parton, diventata poi sua partner in numerosi duetti passati alla storia musicale.

A coronare una carriera gloriosa è arrivata nel 2002 l'elezione di Wagoner nella Country Music Hall of Fame, il tempio della musica country. Porter Wagoner è una vera leggenda musicale: ha realizzato e cantato alcune delle più famose hit degli anni Cinquanta; è stato un pioniere della televisione musicale con lo storico programma «Porter Wagoner Show» (andato in onda ininterrottamente dal 1960 al 1980) dove scoprì Dolly Parton; influenzò praticamente tutte le star della country music, da Johnny Cash a Dwight Yoakam ai Byrds and Gram Parsons.

È stato un grande musicista amato dai musicisti: quando Bob Dylan e Gram Parsons hanno voluto mostrare le loro influenze country, hanno suonato la hit di Porter «A Satisfied Mind»; quando Johnny Cash voleva conquistare un pubblico difficile, interpretava «Green, Green Grass of Home» di Wagoner. L'ultimo cd si intitola «Wagonmaster» ed è uscito nel giugno scorso: contiene «Commited To Parkview», un inedito scritto da Johnny Cash per l'amico Porter, mentre erano ospiti del sanatorio di Nashville.

Wagoner è stato riportato all'età di 79 anni in sala d'incisione dal mitico produttore Marty Stuart. La canzone che Cash ha regalato a Porter è stato il pretesto, ma l'incontro tra i due ha generato scintille e ne è venuto fuori un album spettacolare, dal suono moderno e grintoso, suonato alla grande e cantato da Wagoner con una voce straordinaria che non dimostra minimamente l'età. Nella sua carriera lunga 50 anni, Wagoner ha inciso tra gli altri memorabili successi «Carroll County Accident», «A Satisfied Mind», «Company's Comin»', «Skid Row Joe», «Misery Loves Company» e «Green Green Grass of Home». Le sue canzoni parlano spesso di storie di tragedie o disperazione.


Ancora outing

Voglio la verità. Quante canzoni consecutive di Tom Waits riuscite a sopportare? Io mi fermo a cinque. Quando va bene.
Idem per Mark Lanegan.
Se poi vogliamo parlare dei Radiohead,allora scendo a tre.

domenica 28 ottobre 2007

Perchè non Tonino?


La metto giù più piatta. Quell’accrocchio di politici che, non senza un certo senso dell’umorismo hanno scelto di chiamarsi Unione, non possono governare, ne ora ne mai. Centrano veramente un cazzo uno con l’altro, è solo una merà addizione che deve portare ad un risultato superiore a quello degli avversari. Davvero non vedo come si possa conciliare Padoa Schioppa e Mastella con Giordano e Capezzone senza prima o poi (molto prima, purtroppo) pagarne dazio.


Sono elettore di sinistra da sempre; P.C.I. prima, le varie coalizioni di centro sinistra poi, dando la preferenza a Rifondazione (finchè non ha di fatto abbattuto Prodi la prima volta)poi ai Comunisti Italiani e l’ultima volta, boh, manco mi ricordo più.
Ecco, tutta sta gente mi maciullato le palle. E’ tutto un rincorrere le prime pagine, un smentire l’esecutivo, un alzare l’asticella sempre più su per vedere se gli alleati ce la fanno a saltare e a cadere in piedi. Io davvero della disciplina del P.C.I. in questi partiti che dovrebbero esserne gli eredi non vedo niente. Ognuno fa un po’ quella minchia che gli pare.


Ultimamente ho cominciato ad apprezzare sempre di più l’onorevole Tonino DiPietro. E mi sono detto, perché no?
Dopotutto è uno dei pochi che affronta gli argomenti senza ideologie, ma valutandoli di volta in volta. E’ l’unico ad aver tenuto, in politica, un comportamento eticamente e moralmente adeguato: per esempio si è dimesso dal ministero delle infrastrutture (1° governo Prodi) per poter meglio affrontare una delle tante cause che gli erano state strumentalmente mosse (tutte vinte, tra l’altro), in un contesto in cui gli inquisiti aspettano il pronunciamento di terzo grado, e in molti casi nemmeno dopo quello mollano il cadreghino.


Ha assunto, sempre nel corso della precedente legislatura Prodi, come assistente una ragazza che aveva vinto un concorso pubblico, in barba a clientele, portaborse e amici degli amici che tirano la giacchetta.Per dire, il suo sostituto ha ripreso le buone, vecchie abitudini clientelari.

Di recente si è detto convinto della necessità di introdurre lo sbarramento al 5% per le prossime elezioni, affermando che qualora anche la sua Italia dei Valori ne facesse le spese, accetterebbe il giudizio degli Italiani.


Ultimo e non ultimo, di recente è il più bersagliato dai cani del padrone (Fede, Panorama, Libero, Il Giornale), che bastonano più lui che Prodi e Veltroni. Un motivo ci sarà.


Non so, io ho l’impressione che sia uno tollerato a fatica dai politici di professione, uno che “mmmmmhh, quello lì non ha mica capito come funziona…” Uno che certo, non ha un vero partito (vi viene in mente un solo esponente dell’Italia dei Valori che non sia lui?) ma che è passato indenne dall’adulazione della destra all’arruolamento della sinistra attraverso una costante gogna mediatica e un costante sospetto per la sua attività precedente.
E allora, come si diceva, e si scriveva sui muri, molto italianamente quindici anni fa: FORZA DI PIETRO!

Oppure no?

Assholes

In questi giorni hanno operato di ernia discale la mia compagna (tutto bene, grazie). Nella sua stanza d’ospedale c’era una donna sui 35-40 anni .
Era caduta dalle scale battendo la testa, tanto che hanno dovuto operarla e metterle una placca di metallo. Poi la placca aveva fatto infezione, e quindi hanno dovuto riaprirla e toglierla. Tra medicazioni, terapie, fasciature e antibiotici è lì da più di un mese.
E’ sposata è ha una bimba di nove anni, lavora in un attività dei suoceri.
Il marito ha pensato bene di comunicarle che vuole separarsi proprio in questo momento. Perciò si trova praticamente sola, con la testa che non si sa se e come guarirà, con la prospettiva di essere disoccupata e convalescente quando uscirà dal reparto di neurochirurgia.
Bella personcina questo marito, eh? Ho anche cominciato a dubitare della caduta dalle scale come motivazione della ferita. Ma a parte questo, che può essere una mia distorsione da lettore di libri noir, la considerazione finale resta: si può essere più stronzi?

martedì 23 ottobre 2007

Rossi vincenti


Anch'io, come Livio, faccio un uso rilassante/soporifero dei Gran Premi di F1, specialmente nelle domeniche estive, dopo mangiato, quando non vola una mosca. Quel wooooaaannn continuo mi stramazza che nemmeno venti Unicum. E quando c'era Poltronieri a commentare manco se mi prendevano a bastonate mi svegliavo dal torpore indotto.


In generale la Formula uno non mi ha mai appassionato, è la cosa non poteva che peggiorare da quando si sorpassa solo con gli avversari ai box, e la gara è una coda tipo salerno-reggio calabria, solo a duecentoottanta all'ora.


Però domenica ero lì, a tifare incredulo per questo finlandese di ghiaccio, che pare beva forte e ciuli a tutto spiano, e a godere della sconfitta di 'sto team di arroganti e presuntuosi che, nonostante tutte le porcate, perdevano il mondiale all'ultima gara.


Lo so, è un comportamento nazional popolare, è come mia madre che si appassiona al calcio ogni quattro anni, durante il mondiale. Segue le partite mentre fa dell'altro, tipo cucinare o sparecchiare, e quando ci sente imprecare o esultare torna di corsa: "hanno fatto golll?!?"

The buisness

Adesso capisco perchè peggiorano sempre più le condizioni di lavoro, la qualità della prestazione e la precarietà dei contratti. Perchè i nuovi (e vecchi) imprenditori cercano di emulare il modello imprenditoriale dell'azienda italiana con maggiore fatturato: la M.A.F.I.A.
Siamo quasi a 90 miliardi di euro, una cifra intorno al 7% del pil nazionale, pari a 5 manovre finanziarie, 8 volte il 'tesoretto".

In questo contesto, fa veramente ridere l'enfasi che abbiamo dato alla cattura di "boss" semi analfabeti, dediti principalmente alla pastorizia. Certo, facevano la loro parte, un pò come la sicurezza fuori dai grattacieli delle mulinazionali.
Posto per intero l'articolo, tratto da buisnessonline.it:

La Mafia è la prima azienda italiana con oltre 90 miliardi di euro di fatturato. Lo afferma il decimo Rapporto di Sos Impresa "Le mani della criminalità sulle imprese", presentato a Roma dalla Confesercenti, che conferma una tendenza, ormai consolidata, circa il sempre maggiore condizionamento esercitato dalla criminalità organizzata nell’economia del Paese attraverso estorsioni, usura, furti e rapine, contraffazione e contrabbando, imposizione di merce e controllo degli appalti. "Dalla filiera agroalimentare al turismo, dai servizi alle imprese a quelli alla persona, agli appalti, alle forniture pubbliche, al settore immobiliare e finanziario la presenza si consolida in ogni attività economica, tanto che il fatturato del ramo commerciale dell'Azienda Mafia si appresta a toccare i 90 miliardi di euro, una cifra intorno al 7% del pil nazionale, pari a 5 manovre finanziarie, 8 volte il mitico 'tesoretto'", dice il rapporto.

Commercianti e imprenditori subiscono 1300 fatti reato al giorno, "praticamente 50 all'ora", si sottolinea nello studio. E malgrado i duri colpi subiti da forze dell'ordine e magistratura, la criminalità organizzata mantiene pressoché inalterata la propria forza e, per ora, la propria strategia: scarsa esposizione, consolidamento degli insediamenti territoriali tradizionali, capacità di spingersi oltre i confini regionali e nazionali, soprattutto per quanto riguarda il riciclaggio e il reimpiego. Secondo il rapporto, i componenti delle organizzazioni criminali sono sempre più impegnati direttamente nella gestione delle attività economiche.

Per questa ragione, a volte, limitano l'imposizione del "pizzo", richiedendo "somme" puramente simboliche, perché sono più interessati ad imporre merci, servizi, manodopera o ad eliminare la concorrenza. I commercianti taglieggiati oscillano intorno ai 160.000, ben oltre il 20% dei negozi italiani, con un fortissimo radicamento al sud. In Sicilia sono colpiti l'80% dei negozi di Catania e Palermo."Nei cantieri sotto controllo mafioso si lavora e 'basta', i diritti sindacali non esistono, le norme di sicurezza sono un optional", dice il rapporto, che fa anche il nome di grandi imprese indicate dagli inquirenti per l'esser scese a patti con i criminali. Quanto ai prestiti da strozzini, il numero dei commercianti coinvolti in rapporti usurari è oggi stimato in oltre 150.000, dice lo studio. "E poiché ciascuno... s'indebita con più strozzini le posizioni debitorie possono essere ragionevolmente stimate in oltre 450.000, ma ciò che è più preoccupante è che i almeno 50.000 sono con associazioni per delinquere di tipo mafioso finalizzate all'usura".

lunedì 22 ottobre 2007

La prima volta

Sabato abbiamo portato per la prima volta Stefano al cinema. Abbiamo scelto il multiplex Arcadia di Melzo, che resta la miglior multisala della zona (direi d'Italia anche senza aver visto le altre), dove davano Ratatouile, il nuovo cartone della Disney/Pixar. Siamo arrivati in anticipo, abbiamo fatto i biglietti, ci siamo guardati in giro, siamo andati in libreria, abbiamo visto tutti i gadgets esposti (astronavi di Star Wars, un enorme tirannosauro alto fino al soffitto), abbiamo aspettato che terminasse la fila, siamo saliti al primo piano con le scale mobili. Ognuna di queste banali azioni assumeva un significato particolare, ieri.

Due o tre considerazioni: prima della nascita di Stefano, l'Arcadia era casa mia, ero capace di andarci pure tre volte a settimana. Sabato, con Stefano, mi sembrava di essere il provincialotto che arriva in città, di fronte al volume in sala a livelli assordanti, che manco a un concerto dei Manowar.
I film per bambini ormai sono fatti più per i genitori o i fratelli maggiori che li accompagnano al cinema. Ratatouille dura centoventi minuti! E chi lo tiene fermo per centoventi minuti un bambino in età prescolare?
E infatti, pur entrando in sala dopo la pubblicità e i rumorosissimi trailer di Die Hard IV, abbiamo retto meno di un'ora e poi siamo dovuti uscire.

Lo avevamo messo in preventivo,di non riuscire a vedere tutto il film.
Però osservare Stefano che guardava rapito lo schermo, con gli occhi spalancati e la mascella in caduta, verticale non ha prezzo.
Per tutto il resto...

venerdì 19 ottobre 2007

Happiness is a warm towel

Detesto l'effetto algido delle asciugamani nuove sulla pelle bagnata, dopo la doccia. Danno la sensazione opposta a quella che dovrebbero. D'inverno in special modo.

Soddisfazioni

Avete mai cantato Whole lotta love dei Led Zeppelin, con entrambe le mani chiuse a conchetta davanti alla bocca? Rende il triplo.

giovedì 18 ottobre 2007

Ishmael è grande


Nel nome di Ishmael sarebbe potuto essere un capolavoro assoluto. Già, peccato che, nello stile è un quasi plagio di Ellroy e DeLillo. Però, dato il coraggio a tirare in ballo determinati argomenti, nomi e situazioni, i collegamenti inquietanti con la nostra storia, gli argomenti scomodi, si può sicuramente parlare di un libro che va a riempire il vuoto che c'è in Italia tra libri di denuncia/inchiesta (presenti a iosa) e romanzi noir di fantasia.

Genna è documentato, ha studiato gli atti della commissione sulla P2 (a proposito, Ishmael è P2 più Gladio? Lo chiedo a chi l’ha letto) e ha un idea chiara su quella che è stata l’ingerenza degli USA nella nostra storia.

Il libro è splendidamente ambientato in una Milano cupa e piovosa, che intorpidisce i sensi e che dà un senso permanente di desolazione.

E’ questa opera probabilmente la nostra Libbra (DeLillo) e il nostro American Tabloid (il capolavoro di Ellroy, per chi vive su marte) insieme, con il mistero sulla morte di Enrico Mattei ad essere il fulcro della storia laddove c’era la vicenda di J-F.Kennedy. E adesso, come ho fatto per il Presidente americano ammazzato a Dallas, mi metto sotto per reperire materiale su Enrico Mattei. Credo che partirò dal film con Volontè.

Tornando al libro di Genna, volendo sollevare delle critiche, si può certamente sostenere che nello svolgimento della narrazione c’è qualche incongruenza. Il personaggio di Lopez (l’ispettore del 2001)ad esempio, ha una metamorfosi, da fancazzista tossico a idealista, troppo repentina e non argomentata. Manca un buon personaggio femminile (la maura la prendersti a roncolate; ci si avvicina con la sadomaso), la trama in alcuni punti è poco verosimile, ma il libro si legge comunque che è un piacere (e una sottile inquietudine).

La lista di eventi reali collegata a morti di bambini, e messa in postfazione è agghiaccinante,viene da sperare che sia frutto di fantasia di Genna.

martedì 16 ottobre 2007

Uncountryed

Ecco dunque.
Pare che il buon Duke Ellington una volta volta ebbe a dire che esistono solo due tipi di musica, quella buona e quella cattiva. Lo ammetto, a volte le etichette aiutano, e io stesso mi sono trovato a chiedere di un artista di cui mi parlavano: “e che musica fa?”, Spesso però le etichette le appiccicano veramente a cazzo, senza aver ascoltato nemmeno mezza nota del disco.

Prendete Raising Sand, il nuovo disco di Robert Plant con Alison Krauss; si parlava (in rete, sulle riviste musicali) del disco country dell'ex Zeppelin. Probabilmente perché fatto in duetto con Alison Krauss, cantante (più roots che country, per la verità) molto popolare in questa categoria musicale in USA. Non si capisce perché non potesse essere il suo disco hard-rock e non quello country di Plant. Vabbeh, comunque, sapete che io adoro il country, e quindi quello che probabilmente per molti è suonato come un avvertimento per tenersi alla larga dal prodotto, per me è stato un invito.

L’ho ascoltato, stupito. Questo è country? Ma non è che nun ce state più a capì n’cazzo?
A me sembra un disco ispirato, suonato e cantato con calore, con good vibes. E’ soul, è blues, è gospel, è tradizionale,è rock and roll primordiale, è, per tornare a Sir Duke, buona musica.
D’altro canto l’interprete principale è una garanzia.
Parlavo di Alison Krauss, cosa avevate capito?

lunedì 15 ottobre 2007

Crash

Ho sempre trovato oltremodo bizzarro, se non sospetto, il moltiplicarsi dei casi più gettonati di cronaca. Mi spiego meglio. Prendiamo l’ultimo trend: gli incidenti stradali con morti e/o feriti, causati da ubriachi e/o extracomunitari. I media hanno fiutato l’interesse del popolo per questo argomento, e si viaggia al ritmo di due-tre al giorno, i giornali non fanno a tempo ad andare in stampa, che già sono da aggiornare.

Ora, se ad esempio per i casi dei sassi dai cavalcavia si poteva parlare di un fenomeno di emulazione, non credo che nel caso degli incidenti mortali uno si stoni e vada a fare strike di persone, manco fosse un videogame.
Perciò deve essere solo un problema di posizionamento delle notizie da parte dei media (soprattutto televisivi), è realistico pensare che episodi tragici come questi siano all’ordine del giorno, e che a cambiare è l’interesse che suscitano (o che qualcuno fa suscitare).

Poi è interessante valutare come viene impostata la notizia. Se l’autista è italiano la notizia vale 15, meno se non c’è scappato il morto. Se l’autista è extracomunitario si parte da un valore minimo di 50, che lievita fino al massimo in caso di vittime. Nel caso siano ragazzi di buona famiglia si tende a capire di più il dramma familiare dei genitori, nel caso di nomadi si mandano foto o immagini dove il ragazzino ha inequivocabilmente uno sguardo malvagio/luciferino.

Più passa il tempo e più inacidisco. Tollero sempre meno i TG show, come trattano la politica, la cronaca, gli spettacoli; le tette, i culi, le bocche rifatte al telegiornale delle sei e mezza. Mi sembrano vicini alla realtà come Platinette alla femminilità.

That magic has gone


Ho un mio rito per i dischi che ritengo speciali. E’ un tentativo di tornare a quella magia, all’innocenza, così ben descritta da Ale nel suo topico sui Metallica, che provavamo da ragazzi ogni volta che le prime note di un disco nuovo uscivano dalle casse dello stereo.
Faccio così: aspetto religiosamente l’uscita dell’album senza farmi irretire dalle sirene del file sharing. Aspetto di essere solo (il che adesso vuol dire tarda serata o notte) e mi metto lì, in cuffia, libricino dei testi in mano, a tentare di tornare indietro nel tempo.

Anche mr Springsteen ha un suo rito. Molto più remunerativo del mio, direi. Ogni tanto, nel corso della sua carriera, si mette lì e pensa: “adesso faccio un disco commerciale”. L’ha fatto per Born in the USA, in parte per The river, ci ha provato con Human touch. Se il risultato è all’altezza, se coniuga l’ispirazione con l’orecchiabilità, la struttura musicale con liriche adeguate, non ci trovo niente di sbagliato.

Ecco, con Magic il tentativo a mio avviso fallisce per manifesta insincerità dell’operazione. Da un certo punto di vista è anche peggio di Human Touch, lì almeno Bruce tentava strade diverse, senza le E Street Band, accarezzava il soul, le ballate pop, sbagliava gli arrangiamenti a pezzi che sarebbero potuti essere magnifici (Real world) e, dal vivo quintuplicava le sue risorse per ovviare alle incertezze di taluni componenti della band.

Il primo impatto con Magic è stato sconcertante, brani come You’ll be coming down, Livin in the future, Your own worst enemy (tra l’altro messi in sequenza) sembrano davvero quanto di peggio nella discografia del jersey devil. Non c’è niente di più avvilente dell’auto plagio, del coverizzare se stessi, e canzoni come Livin in the future fanno proprio questo. Your own worst enemy poi annega nelle campionature dei violini, nella ridondanza si suoni, nella sovrapproduzione.

Springesteen ha però chance (se le è meritate negli anni, per la verità) che altri non hanno. Così, invece di riporre il disco nello scaffale, l’ho messo in alta rotazione, e scava scava, qualcosa di buono ne ho tirato fuori. Radio nowhere apre adeguatamente il disco, un buon pezzo rock, tirato e dal testo tipicamente springstiniano, che mi solletica un parallelo con World wide suicide dei PJ, anche in quel caso a molti sembrò un pezzo anonimo, per poi crescere e deflagrare in concerto.

Gypsy biker mi lascia un po’ interdetto, ha tutto per essere un buon pezzo, ma c’è qualcosa che non mi torna.Eccellenti atmosfere Royorbisoniane, sospese nella malinconia del passato per la deliziosa Girls in their summer clothes. I’ll work for your love è nella media, che invece si impenna per la title track, probabilmente lo zenith dell’album. Accompagnamento che ricorda vagamente The ghost of tom joad, testo ispirato. Si continua bene con The last to die, Devil’s arcade (altro picco) e la ghost track, Terry’s song, folk ballad classica in memoria dell’amico Terry MacGovern, scomparso da poco.

Due pezzi di valore assoluto dunque, quattro sopra la media, qualche riempitivo e il resto potenziali B-sides.


Perché Bruce Springsteen, fino a poco tempo fa signor precisino, mister per ogni disco incido almeno cinquanta pezzi e poi ne uso dodici, ha licenziato un disco così poco "onesto"?
A mio avviso centra lo stato di salute della E Street Band. Per fortuna ci hanno risparmiato almeno lo slogan del farewell tour, ma a conti fatti, con Clarence Clemmons sessantacinquenne e gli altri che lo seguono a ruota, questo potrebbe davvero essere l’ultimo tour della band. Giusto così, meglio fermarsi prima di diventare parodia.

Lui, il capo, deve averlo capito e ha forzato i tempi, cercando di ricreare quel sound (direi congelato tra The River e Born in the USA), con pezzi d’impatto che funzioneranno bene dal vivo, ma che davvero lasciano l’amaro in bocca.

Ormai, nettamente in controtendenza con il passato, Bruce dà il meglio di se senza la band, libero da legami con il passato, svincolato da schemi e aspettative. Credo che Devils and dust (disco e tour) e le Seeger Sessions l’abbiano ampiamente dimostrato.

E’ ora di mettere in pensione i ragazzi, lasciare Nils alla sua attività solista, Max ai suoi spettacoli televisivi, Steven ai Soprano e al suo programma radiofonico, Clarence ai suoi dischi soul. Questo tour potrebbe essere l’ultima occasione per un lungo, dignitoso addio, lo capiranno?




mercoledì 10 ottobre 2007

martedì 9 ottobre 2007

Come back Paolo Valenti

Spesso mi chiedo come trattino lo sport i media sportivi stranieri, perché mi sembra che Italia siamo ormai alle cozze.
Da quando ho la possibilità di vedere le partite in diretta, guardo sempre meno le trasmissioni cosiddette di approfondimento, tipo la Domenica Sportiva o Controcampo, e meno male, perché quelle poche volte mi mandano ai pazzi.
Come hanno commentato l’inizio del campionato?

Dopo la prima giornata e il tre a zero in trasferta, bisognava tenere conto del Milan perché quest’anno non avrebbe mollato il colpo in campionato, e perché squadra che si trovava a memoria. Bene, archiviato l’esordio vittorioso con il Genoa ha collezionato quattro pareggi e una sconfitta (“sono bolliti, vanno cambiati per 7/11”) .
Dopo la terza, lo scudetto era già della Roma, giacchè “le squadre che hanno vinto le prime tre, storicamente, hanno sempre vinto il titolo” e perché unica a reti inviolate (le tre partite successive due punti e otto gol al passivo, scivolone dal primo al quarto posto).
Dopo la sconfitta con l’Udinese (tre pali per la squadra di Ranieri) la Juve era una squadra acerba (troppi giovani) e cotta (troppi campioni a fine carriera) allo stesso tempo. Oggi la Juve è seconda in classifica davanti alla Roma.
Dopo le prime di campionato l’Inter era stanca e sazia. Alla settima è prima con tre punti sulla seconda.
Il Napoli, reduce da un paio di vittorie a fila, era pronto per la Champions; Lavezzi il nuovo Maradona (!), nelle ultime due gare, zero punti.

Mi sembra che manchi equilibrio e un’analisi serena. I cosiddetti giornalisti televisivi campano alla giornata, non fanno valutazioni oggettive sulla bontà delle squadre, il team che vince ha sempre ragione, anche se gli sconfitti magari hanno meritato tre volte tanto (tipo il Milan a Palermo) e però hanno incappato in una serata storta.

Più in generale,anche le trasmissioni sportive televisive hanno ormai il loro bel format. Il conduttore serio, il giornalista preparato, il polemico,la bellona,il comico (di professione o involontario), l’ospite-tifoso che promuove un suo programma.
E il calcio? Spesso i servizi delle partite di A considerate minori, vanno a mezzanotte. La serie B è scomparsa. Per non parlare degli altri sport, che pure riempiono i palazzetti, relegati, se va bene, alla una di notte con un Guido Meda allucinato.

Non vorrei fare troppo il nostalgico, ma una ventina d’anni fa, persino Domenica Sprint, che durava una mezz’oretta dopo il tg2 della sera, dava tutti i gol di A e B, i risultati e le classifiche, aveva uno spazio per basket, rugby e pallavolo. Mica si lamentava nessuno.
Oggi il chiacchiericcio sembra che venga preferito (dagli spettatori?) ai gesti tecnici. Sulle reti locali poi vengono allestite patetiche arene tra giornalisti-tifosi sputacchianti sentenze e saliva, allievi che che hanno ormai superato il maestro Biscardi.

In questo mare di merda salvo un signore che si chiama Gianni Mura, che scrive da anni su Repubblica, è un giannibreriano ed è forse l’unico, di un certo spessore, che rifiuta le ospitate in TV. Sono costretto a dire che si salvano anche le trasmissioni calcistiche di SKY, slegate dal format di cui sopra e molto pacate (la rete ha però dei telecronisti che definire esaltati è poco), e, per quanto lui non sia proprio simpatico, anche l’operato di Sconcerti non è da conformare alla media nazional-urlante.

domenica 7 ottobre 2007

Revival


Non si può dire che John Fogerty,classe 1945, sia invecchiato bene. Fisicamente intendo. Ha una faccia che sembra di plastilina, pare il risultato di una plastica mal riuscita.

Musicalmente invece è tutta un'altra cosa. E' difficile portare da soli sulle spalle il peso di una cosa enorme che si chiamava Creedence Clearwater Revival, cioè l'archetipo della musica mainstream rock americana, senza esserne schiacciati o diventarne una parodia. John invece riesce a fare dischi che si riallacciano a quel sound, classico ma estremamente vivo e palpitante, senza perdere un briciolo di credibilità.

Nel 2004, dopo una pausa lunga sette anni, Fogerty se ne era uscito con l'ottimo Deja vu (all over again) e la partecipazione allo sfortunato (per l'obiettivo che si era posto) Vote for change tour.


Ci deve aver preso gusto, perchè "solo" tre anni dopo licenzia Revival, tributo, già dal titolo, a quella band (i Creedence Clearwater Revival) che in soli tre anni (e cinque dischi), tra il 68 e il 70, ha preso il rock and roll, il country e il blues (qualche volta anche il soul), e ha creato un suono unico che resiste a spalle alte e petto in fuori nel tempo, traghettato nel terzo millennio anche dall'uso senza soluzione di continuità che il cinema ne fa(un film americano su tre ha dentro un pezzo dei CCR).


Aveva litigato con tutto il mondo Creedence John: i ragazzi della band (tra cui il fratello Tom), i fans, la casa discografica (la Fantasy). Oggi sembra rasserenato; dopo la morte del fratello sembra aver in qualche modo abbracciato appieno la sua eredità.


Il disco infatti esce proprio per la Fantasy, contiene dieci pezzi per una durata di poco inferiore ai quaranta minuti e include, a chiusura del cerchio, una splendida canzone autobiografica su quegli anni (Creedence Song).


Il buon John dal vivo dedica buona parte dello show ai pezzi dei CCR. Spesso in turnè anche in Europa,il californiano non degna mai il nostro belpaese di una sua visita. Il che è un gran peccato, visto che mi priva della possibilità di partecipare a quello che per me sarebbe il più grande concerto sing a long di sempre.

venerdì 5 ottobre 2007

Ladies and gentlemen: Toni Servillo

Tutti credo abbiamo dei film che non riusciamo a fare a meno di vedere ogni santo giorno in cui vengono trasmessi. Anche se succede magari il lunedì sera alle 23 su retequattro, e siamo consapevoli del fatto che lo faranno terminare, tra pubblicità, tg e meteo, all'una e mezza e che il giorno dopo ci aspetta la sveglia alle sei.

Alla mia autorevole lista, che comprende da tempo Il padrino I e II, Serpico, Il maratoneta, Carlito's way,Il cacciatore,Fight club,Strange days e diversi altri, si è di recente aggiunto L'uomo in più, di Paolo Sorrentino con Tony Servillo.
E' la storia parallela di un cantante e di un calciatore di successo,omonimi e nati lo stesso giorno di anni diversi, ispirata alla vita di Agostino DiBartolomei e Franco Califano. Splendida la scena iniziale del film, girata all'interno di uno spogliatoio di calcio (del S.Paolo, anche se il Napoli non viene citato) nell'intervallo della partita. Servillo gigioneggia nei panni del cantante di successo vizioso e arrogante, che trova, nel finale della storia un suo personalissimo riscatto.

Il monologo che ho postato mi tiene ogni volta incollato al televisore, ad ammirare l'interpretazione di Tony, la sua mimica facciale disprezzante del mondo che lo osserva e lo giudica mentre racconta senza ipocrisie la sua vita, gettandola in diretta televisva come un secchio d'acqua gelata sugli spettatori intorpiditi dal chiacchericcio inutile dei talk show usuali.

Per chi non ha ancora visto il film, credo che la visione del monologo non pregiudichi il piacere ne anticipi la trama, ma nel dubbio lasciate perdere e recuperatelo in videoteca.

giovedì 4 ottobre 2007

Stone cold Bush


Lo so, ci abbiamo fatto purtroppo il callo a sto microcefalo raccomandato con in tasca la chiave per azionare la leva rossa. Ma notizie come quella che segue riescono a farmi perdere la flemma rassegnata, facendomi imbestialire.Non solo il genio qua sopra nega le cure a quattro milioni di bambini poveri, ma si giustifica sostenendo che lo fa per difendere gli americani dall'assistenzialismo e, in subordine, dal socialismo.
Il punto è che gli americani lo credono davvero, che avere una sanità pubblica gratuita è l'anticamera del socialismo. Ovviamente quando vanno in bancarotta familiare per curare il figlio undicenne malato terminale cambiano idea, ma è troppo poco e troppo tardi.


La Casa Bianca boccia l'estensione del programma di assistenza pubblica

Sanità per i bambini poveri Veto di Bush sulla legge

Lo stop al Congresso. I democratici: sconnesso dal Paese


L'appello del piccolo Graeme Frost, che venerdì corso lo aveva pregato di non farlo, è stato inutile. George Bush ha negato ieri l'assistenza medica gratuita a quasi quattro milioni di bambini americani, le cui famiglie non sono in grado di pagare le costose polizze assicurative private. Il presidente ha posto il veto sullo State Children's Health Insurance Program o Schip, il piano che dà la copertura sanitaria pubblica ai figli di coppie a basso reddito, approvato al Congresso con ampia maggioranza bipartisan.
È una scelta politica molto azzardata, che rischia di isolare ulteriormente il capo della Casa Bianca. Lo Schip è infatti un programma molto popolare, appoggiato da uno schieramento trasversale, che vede insieme democratici, repubblicani moderati, industria farmaceutica e perfino le Chiese cristiane. In vigore da 5 anni, finanziato con 25 miliardi di dollari, esso ha garantito cure gratuite a 6,6 milioni di bambini, figli di famiglie non abbastanza povere da poter accedere al Medicaid, il programma federale di assistenza medica per i poverissimi, ma comunque non in grado di pag arsi una mutua privata.
Nella versione votata la scorsa settimana, il Congresso prevede di portare la spesa dello Schip a da 35 a 60 miliardi di dollari nel prossimo quinquennio, consentendo ad altri 3,8 milioni di bambini americani di beneficiarne. Ben 18 senatori repubblicani, preoccupati delle loro prospettive elettorali nel 2008, hanno votato con la maggioranza democratica, un risultato che rende il decreto immune al veto presidenziale. Non così alla Camera dei Rappresentanti, dove ci sono stati meno dei due terzi necessari. Anticipato da settimane, il no di Bush ha motivazioni politiche e ideologiche: il presidente insiste sulla disciplina finanziaria per riportare sotto controllo il bilancio, anche se poi chiede contemporaneamente altri 42 miliardi di dollari per la guerra in Iraq.
L'argomento di Bush è che l'ampliamento spingerebbe migliaia di famiglie, oggi coperte dall'assicurazione privata, a chiedere l'aiuto pubblico, facendo esplodere i costi ben oltre lo stanziamento previsto. Più in generale, Bush pensa che così si apra la strada «a un sistema sanitario controllato dal governo».«Non cambierà idea», ha detto ieri la portavoce della Casa Bianca, Dana Perino, secondo la quale è tempo di «cercare un compromesso, concentrandosi sull'obiettivo originario, quello di coprire prima di tutto i bambini più bisognosi».Ma la reazione democratica è stata durissima. «Oggi — ha detto il senatore Ted Kennedy, che guida la Commissione per la Sanità — abbiamo appreso che un presidente pronto a gettar via 700 miliardi di dollari in Iraq, non è disposto a spendere una piccola frazione di quella somma per dare l'assistenza medica ai bambini americani».
Secondo Harry Reid, capo della maggioranza al Senato, «il veto dimostra quanto Bush sia ormai disconnesso dalle vere priorità del Paese». Ma voci critiche si sono levate anche dalle file repubblicane: «Spero che l'Amministrazione non intenda affrontare il popolo americano, aprendo il portafogli sulla guerra e dicendo ai bambini senza assistenza medica di andare a farsi benedire », ha ammonito il deputato della Louisiana, Jim McCrery.Negativo anche il giudizio del senatore del Mississippi, Trent Lott, che però si è detto fiducioso «si possa trovare un punto d'incontro». Il veto infatti non blocca l'operatività dello Schip, che intanto è stato prolungato fino al 15 novembre nella sua forma attuale, mentre esecutivo e Congresso cercano di formulare un compromesso. La Casa Bianca, nel suo progetto di bilancio, aveva previsto di aggiungere appena 5 miliardi di dollari al programma, 1 miliardo ogni anno, portandone il finanziamento totale a 30 miliardi.

La leva musicale del '98

Mia nipote acquisita, classe 98 e che per una incredibile coincidenza è nata lo stesso giorno e anno della figlia di mia sorella, ha avuto in regalo un lettore mp3. Mi ha chiesto di procurarle alcune canzoni da mettere in playlist. Questo è il genere di cose che faccio davvero volentieri, perchè mi piace e perchè mi stimola conoscere i gusti delle nuove leve. Ho provato ad immaginare che tipo di richieste mi avrebbe fatto, ho pensato Tiziano Ferro, Zucchero, magari Rhianna. In effetti ci ho preso, ma non sono mancate le sorprese...

Tiziano Ferro - E Raffaella è mia
Laura Pausini - Io canto
Irene Grandi - Bruci la città
Finley - Diventerai una star
Zucchero - Un kilo
Avril Lavigne - Girlfriend

e fino qui direi che ci siamo. Prima sorpresa (non pensavo che questi fossero così noti):

Tokio Hotel - Monsoon

ma il meglio arriva alla fine:

Daniele Silvestri - Gino e l'alfetta!!!

Non so perchè, ma sono tentato, analogamente a quanto faceva Tyler in Fight Club con gli spezzoni di porno nei film a cartoni animati, di inserire tra i Finley e Ferro, Iron Man dei Black Sabbath. Così in modo subliminale. Una schitarrata vi prego. Una sola.

lunedì 1 ottobre 2007

Va bene Page, ma anche Iommi suonava che sticazzi!


Mentre i sommi Maurino e Ale risvegliano i loro ricordi in pelle e borchie concedendo il bicchiere della staffa ai Judas Priest, io sono in fissa con i Black Sabbath.

Boia d'un mond leder, questi qua nel settanta erano poco più che ventenni, vi rendete conto che hanno impostato un genere che campa ancora a sbafo sui riff di Iommi, sulle atmosfere sepolcrali, sulla scarnificazione del blues e sulla voce malevola di Ozzy?


E la copertina del disco d'esordio? Ancora oggi mette i brividi...

Il loro unico errore è non essersi fermati quando avrebbero dovuto (il che significa dopo Sabotage, probabilmente) e la circostanza per cui Ozzy, a differenza di Plant, ha avuto una significativa carriera solista (si, beh, prima di rincoglionirsi, è ovvio).

Secondo me gli album Black Sabbath (cosa non è N.I.B.?!?) e Paranoid (perlomeno) andrebbero suonati a scuola.
Imparate questi, e poi ne riparliamo, metal kids dei miei ciufoli!


Della maleducazione da web e di Robertino

La libertà del web, la democrazia di internet, le infinite possibilità delle rete...Sì ma a volte frequentare i luoghi pubblici virtuali rappresentati dai forum e dai blog è anche una gran seccatura. Mi riferisco alla pratica dello spoiler, che in italiano si può tradurre piò o meno con: fare er fijo de mignotta.

Tu stai seguendo una serie televisiva nella tua beata ignoranza, rispettando l'alternarsi delle stagioni, che, come quelle del calendario si susseguono attraverso precisi cicli annuali?
Ecco che arriva il fanatico di turno che: "ahò macchè sei ancora alla prima serie?!? Ecche non lo sai che la seconda è na figata, pensa che questo muore, quello scappa, quell'altro se scopa questa, quello che doveva essere morto invece..."
Ma chi vi ha chiesto niente, si può sapere?

Bei tempi quando non arrivano le notizie da oltreoceano e Cossiga si poteva permettere, al ritorno da un suo viaggio istituzionale in USA, di sconvolgere la vita di milioni di casalinghe (disperate) anticipando alcuni eventi della saga di Beutiful (vi rendete conto, tra l'altro, di cosa non farebbe quest'uomo per andare sui giornali?) !

Oggi invece tutti sanno tutto, basta cercare, scaricare, guardare, anche in lingua originale magari, ma purchè si arrivi primi e si spoileri a minchia piena. Le conseguenze di questi gesti sconsiderati, commessi da delinquenti che non possiamo definire tifosi (ups, scusate), sono a volte drammatiche, pare infatti che u
n ragazzino (polacco? tedesco?) qualche anno fa, non riuscendo a sopportare che qualcuno gli avesse rovinato il piacere folle della lettura, si è pure ammazzato, per uno spoiler su di un libro di Harry Potter in uscita.

Come diceva il sommo Massimo in questi casi? Ah sì: "iesc, va a rubbà, tuocc i femm'n!!!"
Che probabilmente è quello che dovrei tornare a fare anch'io.