lunedì 29 novembre 2010

Problemi di linea


Torno da Roma (tutto bene, bel clima tra la gente, forse un pò meno persone del solito, sta affiorando stanchezza) giusto in tempo per constatare che il modem dell'adsl è partito, andato, rotto, inoperativo.

Ne deriva che starò per un pò senza internet da casa. Magari ne approfitto anche per cambiare operatore (finora avevo telecom/tiscali) e unificare le bollette,vediamo un pò se riesco a risparmiare qualcosa.


Nel frattempo se mi vedete meno da queste parti sapete il perchè.

sabato 27 novembre 2010

Album o' the week / Billy Bragg, Talking with the taxman about poetry (1986)



Programmo questo post e penso che quando sarà pubblicato mi troverò su uno dei pullman partiti venerdì sera per raggiungere la manifestazione nazionale della Cgil a Roma. Penso che, nonostante sarò solo all'inizio della giornata, avrò già il culo piallato e la schiena a pezzi. Dopo il percorso che ci porterà verso piazza San Giovanni e ritorno, verso la mezzanotte di sabato, il bus ci restituirà alla foschia (oddio spero non alla pioggia o alla neve) di una Milano novembrina.

Negli ultimi anni partecipavo quasi per dovere e senza molto entusiasmo a queste mobilitazioni d'organizzazione, ma stavolta è diverso. Forse il vaso è davvero colmo, o magari c'è bisogno di stringere i ranghi, la necessità di stare in mezzo al mare di bandiere rosse. C'è l'illusione di contribuire a dare una spallata definitiva a questo esecutivo-azienda del cavaliere nero. Probabilmente non sarà così, ma la speranza mi basta a caricarmi di sano entusiasmo lottaiolo e perciò mi preparo, berretto rosso calcato in testa e Billy Bragg nel lettore mp3, a marciare.

Talking with the taxman about poetry è dell'ottantasei, praticamente un concept album socialista, un invito alla rivolta contro la politica della Tatcher. Impegno sociale, denunce alla società inglese, anti-imperialismo, inni da corteo.

A rischio di sembrare un pò superficialmente sentimentale, There is power in a union mi fa sempre palpitare come la prima volta.


There is power in a factory, power in the land
Power in the hands of a worker
But it all amounts to nothing if together we don’t stand there is power in a union

Now the lessons of the past were all learned with workers’ blood
The mistakes of the bosses we must pay for
From the cities and the farmlands to trenches full of mud
War has always been the bosses’ way, sir

The union forever defending our rights
Down with the blackleg, all workers unite
With our brothers and out sisters from many far off lands
There is power in a union

Now I long for the morning that they realise
Brutality and unjust laws can not defeat us
But who’ll defend the workers who cannot organise
When the bosses send their lackies out to cheat us?

Money speaks for money, the devil for his own
Who comes to speak for the skin and the bone
What a comfort to the widow, a light to the child
There is power in a union

The union forever defending our rights
Down with the blackleg, all workers unite
With our brothers and out sisters from many far off lands
There is power in a union.



venerdì 26 novembre 2010

Il santo


Raul Malo
Sinners and Saints
Fantasy, 2010
 
Finalmento è tornato Raul Malo, quello vero. Dopo lo split con i Mavericks di inizio decennio (al netto di una breve reunion nel 2004/05) e l'ottimo esordio solista di Today, il singer nato a Miami da genitori cubani aveva smarrito un pò la strada maestra, perdendosi in dischi in stile modern crooner che, limitandola ad un registro, umiliavano la straordinaria versaltilità della sua voce (oltre a, diciamolo francamente, ammosciare notevolmente le palle).

Con Sinners and saints si risente invece il sound senza confini che mi ha portato a definire i Mavericks come i Creedence Clearwater Revival degli anni novanta. Si capisce subito dalla prima canzone del disco (la title track) che si respira un'aria diversa rispetto al recente passato. Una lunga introduzione di tromba mariachi in stile Herp Albert ci conduce al cantato ed ad un'accattivante composizione che oscilla tra melodie arabe e sudamericane. A seguire il rhythm and blues di Living for today con i fiati che pompano sangue nelle vene e nella successiva San Antonio baby la fisa sorregge uno scatenato tex mex.

Dopo il canonico slow 'Til i gain control again, Malo va in modalità Elvis Presley (una delle mie preferite!) e attacca Staying here, un bel midtempo soul. Tequila e birra tornano a scorrere a fiumi con Superstar, mentre Sombras timbra un altro gradito comeback, quello alla melodia sudamericana.

Ma non c'è festa per ritorno a casa che si rispetti senza la conclusione di effetti pirotecnici e fuochi artificiali. E infatti gli ultimi colpi sono garantiti da Better in Texas che, a dispetto del titolo, è un altro vorticoso omaggio alla musica messicana. Mrs Brown, fiati e cori che maramaldeggiano, è una bonus track che avrebbe meritato di essere titolare.
In controtendenza rispetto alla stagione, un disco da camicie a fiori, shorts e fetta di limone infilata nella bottiglia di birra.


giovedì 25 novembre 2010

I giorni dei morti viventi 1-3



E' partita da qualche settimana su Fox la serie horror The Walking Dead, tratta dall'omonimo fumetto della Image Comics.

Il serial, la cui prima stagione consta di soli sei episodi, mette in scena un presente alternativo popolato, per cause misteriose, da eserciti di zombie che vagano affamati per le strade alla ricerca di carne viva (umana o animale) di cui nutrirsi.

Rick Grames è uno sceriffo della periferia di Atlanta che rimane ferito in uno scontro a fuoco prima del contagio, e che si sveglia dal coma giusto in tempo per trovare l'ospedale e la città invasi dai non morti e la sua famiglia scomparsa da casa. Si mette allora in marcia, e dopo aver scovato qualche sparuto essere umano che è sopravvissuto perlopiù nascondendosi, scopre la regola principale per restare vivo: evitare ogni tipo di rumore, gli zombie ne sono attratti come falene dalla luce. Ne consegue che usare le armi da fuoco per eliminarli è un'azione mortalmente controproducente.


Devo dire che ho cominciato a guardare The Walking Dead con molta diffidenza. Lo spunto di partenza infatti mi interessava quanto a Mourinho giocare la Mitropa Cup. Col tempo però mi sono ricreduto. Certo, gli zombie a volte provocano effetti di involontaria comicità, ma nel complesso la tensione regge, e ci sono alcune trovate davvero riuscite (ad esempio il protagonista e un socio che per non farsi annusare dagli zombie, si spalmano addosso budella, sangue e resti vari di un morto vivente e percorrono la strada che li separa dalla libertà mischiandosi a queste spaventose creature) oltre a dei congrui cliffhanger al termine di ogni puntata.


Da segnalare la presenza di Sarah Wayne Callies (la dottoressa Tancredi di Prison Break) e gli interessanti cameo dei fratelli Dixon, beceri e razzisti, interpretati dal sempre ottimo Michael Rooker e dal bravo Norman Reedus (Boondock Saints, Blade 2).

Three to go.

martedì 23 novembre 2010

Forti coi deboli / 2

L'elemento che ha avuto più visibilità nel pacchetto di provvedimenti del collegato lavoro è senza dubbio l'introduzione del limite di sessanta giorni per impugnare i contratti a termine e in genere di tutti i contratti precari illegittimi.

Cosa succedeva prima del DDL 1441?
Il lavoratore aveva la possibilità di contestare un contratto irregolare anche molti mesi dopo la sua conclusione, nel momento in cui aveva la certezza di non essere più chiamato per un ulteriore periodo di impiego.

Oggi, grazie a questa legge, è stato introdotto un limite di tempo di sessanta giorni, trascorso il quale il lavoratore perde ogni diritto di impugnare il contratto, anche se irregolare.
Perchè è gravissima questa nuova norma?
Perchè tra un contratto stagionale e l'altro passano spesso più di due mesi, e al lavoratore, all'atto della scadenza, viene di frequente promessa una futura assunzione o almeno la stipula di un nuovo contratto di lavoro a tempo determinato.

Questo impegno informale dei datori di lavoro condiziona pesantemente le scelte dei precari. E' ovvio che rischiare una causa contro un'azienda significa compromettere ogni potenziale rapporto futuro, e con esso ogni possibilità di essere stabilizzato regolarmente, senza cioè conflitti legali.
Prima questa strada veniva infatti scelta solo nel momento in cui vi era la certezza assoluta di non essere più richiamati, l'esempio più classico è il datore di lavoro che ti lascia a casa con l'approssimarsi del tetto dei trentasei mesi di utilizzo, superato il quale diviene obbligatoria l'assunzione.

Beffa nella beffa, il termine di sessanta giorni vale anche, dal 25 novembre, giorno della sua entrata in vigore, anche per i rapporti di lavoro a tempo determinato conclusasi in precedenza.

Bel traguardo per un esecutivo che si era presentato, subito dopo il suo insediamento, con il noto colpo di spugna contro le cause dei precari delle Poste.

lunedì 22 novembre 2010

MFT, novembre 2010

In famiglia ci siamo scambiati le macchine (la Clio a duecentoventimila chilometri sta cominciando ad avere qualche cedimento strutturale ed è consigliabile risparmiarle i miei cento km al giorno) e io, pur avendoci guadagnato in comodità (una station wagon di tre anni vs un'utilitaria spompata di dieci) ho perso, spero temporaneamente, la possibilità di ascoltare musica in mp3, giacchè la radio di detta SW non supporta il formato.
E quindi, non volendo inquinare il pianeta con tonnellate di plastica (ed è quello che avverrebbe se registrassi su cd qualunque album mi passasse tra le mani) sto centellinando le novità e andando un pò a recupero su cose di repertorio. Si spiega così questa lista di titoli un pò anomala.


ASCOLTI

REM, Document
Tim Buckley, Morning Glory
John Mellencamp, Worlds and music
Lady Gaga, The fame monster
Iggy Pop and the Stooges, Raw power
Afterhours, Germi
The Cult, Pure Cult
Robert Plant, Band of Joy
Raul Malo, Sinners & saints
Eric Clapton, Clapton
Bruce Springsteen, The promise
Dalla De Gregori, Work in progress

VISIONI

The Walking Dead, prima stagione
Romanzo Criminale, prima e seconda stagione


LETTURE

Paolo Sorrentino, Hanno tutti ragione

Problemi col ferro

In un solo giorno, nel giro di poche ore, mi si è spezzata la chiave nella serratura del cancello elettrico dei box (non mi avete sentito smadonnare alle sei e mezza del mattino?) e si è tranciato di netto il moschettone della tracolla della borsa (ovviamente mentre ero sotto al diluvio).
Sarà questo che intendevano quando mi hanno detto che ho carenza di ferro?


domenica 21 novembre 2010

That's life!

L’ amore oggi nel 2002
è un apparecchio momentaneo
infilato sotto il petto
Forse perché da quella data di settembre
è aumentato il senso
corrisposto del sospetto
Dal cielo arrivano le bombe
garantite intelligenti
che feriscono i sopravvissuti
e comunque crean carie ai denti

Che vita!
Ah, puoi dirlo, sento sempre il peso
di un controllo appeso al collo
Che vita!
Si direbbe fuori dal contesto
su nell’universo nello spazio…

Infatti forse un po’ per punizione
che ci batte in testa il sole
nonostante la tettoia
Non credo che nessuno ormai si stupirebbe
se un bambino gli chiedesse
a cosa serve una grondaia?
A cosa servono i palloni
incastrati sotto le marmitte
a ricordare quando fuori
si giocava fra le 127

Che vita !
Ah puoi dirlo sento sempre il peso
di un ricordo appeso al collo
Che vita !
Pietro Mennea e Sara Simeoni
son rivali alle elezioni…

Però sul ponte fra Messina e Reggio
gli operai a gettoni sono progettati dalla Sony
Alla mafia han dato in cambio un Tamagochi
e il monopolio nazionale
del settore videogiochi!

E mentre inaspettatamente
comincio a perdere i capelli
Ho visto in giro i miei gemelli
pettinati ancora uguali-guali

Che vita!
Ah, puoi dirlo, sento sempre il peso
di un controllo appeso al collo
Che vita!
Si direbbe fuori dal contesto
su nell’universo nello spazio
Che vita !
Ah puoi dirlo sento sempre il peso
di un ricordo appeso al collo
Che vita !
Pietro Mennea e Sara Simeoni
son rivali alle elezioni…




sabato 20 novembre 2010

Album o' the week/ REM, Document (1987)


Document è la pietra angolare nella storia dei REM. Ultimo album con la I.R.S. e il primo ad avere avuto un considerevole riscontro commerciale anche grazie a singoli quali It's the end of the world o The one i love.
Quest'ultima canzone, pur non essendo io un gran fan del gruppo di Stipe, costituisce con ogni probabilità il manifesto dei miei vent'anni. Il tempo non mitiga questa sensazione e non mi toglie l'emozione di riascoltarla. E' nostalgica come il ricordo della tua fidanzatina, concreta come un'erezione improvvisa.

Intorno a lei è edificata una solida struttura compositiva che non si fa mancare i pezzi catchy (The finest worksong; Welcome to the occupation); quelli politici, attraverso un attacco alla presidenza Reagan (Exhuming McCarthy); l'esplosione inaspettata d'improvvisazioni jazzistiche (nel mezzo della splendida Firehouse); una cover colta (Strange degli Wire, sebbene stravolta) e non sono echi di U2 quelli contenuti nel proto-anthem Lightnin' Hopkins?

Aridatece quella band.

venerdì 19 novembre 2010

La fine dell'innocenza



Il Texas del sud degli anni trenta è un posto affascinante e pericoloso come un serpente a sonagli. Da quelle parti le contraddizioni sociali sono lo specchio dell'America. La gente dorme senza chiudere a chiave la porta di casa, tutti si conoscono e si aiutano a tirare avanti dentro una povertà agghiacciante (il contesto è quello descritto da Steinbeck in Furore, la grande depressione è iniziata e gli oakies muovono verso ovest) e al tempo stesso vengono consumati atti di spregevole violenza contro i neri, che vivono perlopiù in ghetti, nel terrore di essere linciati anche se solo soffermano lo sguardo troppo a lungo sulle ragazze bianche.


Harry ha dodici anni, vive con i genitori e la sorellina di nove ai margini della cittadina di Marvel Creek, in una casa a ridosso della palude. Il padre Jacob è un uomo severo ma giusto, che rispetta tutti (neri compresi) e da tutti è rispettato, svolge l'attività di agente di polizia (pur non avendo divisa e non essendo uno sceriffo) oltre ad occuparsi del negozio di barbiere del paese.

I boschi, il fiume e la palude attorno alla casa di Harry sono naturalmente il campo da gioco suo e della sorella, li conoscono profondamente e non hanno problemi ad avventurarcisi da soli.


Proprio durante una di queste scorribande Harry e Tomasina (Tom) fanno una scoperta agghiacciante: il cadavere di una donna orribilmente seviziato.

A questo raccapricciante delitto ne seguiranno altri che faranno da miccia alle tensioni sociali della piccola comunità, deflagrando in atti di inaudita violenza e prevaricazione.

Tra gli omicidi e la caccia ai negri considerati colpevoli a prescindere, Jacob cerca di innalzare una barriera di equità e di rispetto della legge tanto giusta quanto destinata ineluttabilmente a frantumarsi. Harry invece, nella tipica incoscenza dei bambini, vivrà un estate terribile e meravigliosa, che gli resterà marchiata a fuoco per tutta l'esistenza e segnerà la fine della sua innocenza.



Joe R. Lansdale è un autore straordinario, unico e impossibile da limitare nel recinto di un genere letterario. Dico cose risapute se ricordo che la sua arte spazia dal noir alla fantascenza al western al fantasy fino al cosidetto pulp fiction, riuscendo quasi sempre a mantenere la qualità a livelli d'eccellenza.

In fondo alla palude racchiude in se le diverse anime dello scrittore,è un noir, un romanzo storico ma anche un opera di formazione, nel solco, per dire, di Mark Twain.
Attraverso gli occhi di Harry osserviamo infatti un pezzo di storia americana. Quello delle diseguaglianze, della violenza, delle sopraffazioni. Che però, seppur allo stato embrionale, è anche quello della lunga strada per la conquista dei diritti.

La violenza che si respira nel libro non è solo quella del serial killer, anzi, quella probabilmente è la meno paurosa, perchè fa parte dell'anormalità dell'essere umano, della malvagità che si manifesta attraverso l'opera di un singolo essere che diviene mostro (e infatti il mistero riguardo l'identità dell'assassino non è il punto di forza del racconto, visto che si intuisce abbastanza presto).
Quello che terrorizza nel profondo è invece la violenza del sottotesto, della mancanza di un autorità giusta, di un clima da costante sopraffazione da parte del più forte, o del branco, nei confronti dei più deboli. Contro questa cattiveria, reale, palpabile e documentata, gli atti di coraggio sono sparuti e destinati a fallire.


Tutto torna. Citando Ellroy, l'America, a differenza del piccolo Harry non può perdere l'innocenza, semplicemente perchè non l'ha mai avuta.

mercoledì 17 novembre 2010

Raisin' emotions


Robert Plant
Band of joy
Decca, 2010



Classe. A quintalate. E non mi riferisco solo a quella di Plant, stranota anche se un pò dissipata nel periodo post Zeppelin. Ma all'atmosfera complessiva che emerge da Band of joy. Al contributo di un eroe oscuro della chitarra, vero genio delle produzioni indipendenti della musica country-folk che risponde al nome di Buddy Miller. A Patty Griffin, altra eroina dimenticata del genere roots, entrambi arruolati per questo progetto.

Dopo il grande riscontro di critica avuto con Raisin sand, l'album del 2008 registrato insieme alla Krauss, Robert Plant torna, novello hobo, con un viaggio a piedi lungo i binari della tradizione popolare americana, succhiando fino in fondo le radici del rigoglioso albero musicale statunitense. Lo fa attraverso undici cover e un brano originale.

Si apre con con Angel dance, e nonostante il pezzo sia del repertorio dei Los Lobos risulta evidente il richiamo alla classica progressione irish folk . House of cards è invece un arioso soul, originariamente composto da Richard Thompson, ex componente dei Fairport Convention.

Central two-o-nine, la traccia numero tre, è l'unica di proprietà di Plant (insieme a Miller). Si tratta di un affascinante blues acustico che mi rimanda alle prime cose da solista di Mark Lanegan, mentre con la successiva Silver rider siamo ad uno degli acme del disco, canzone splendida, struggente, capace di grande fascinazione. L'inizio non è lontano dalla tradizione dei migliori slow dei Led Zeppelin, ma poi muta di forma, mantenendo sempre alta l'emotività e regalandoci un palpitante contributo della Griffin al controcanto.

Il rock and roll di You can't buy my love e sopratutto la ballatona crooning Falling in love again non possono non riportarmi agli Honeydrippers, strampalato progetto di cover partorito con Jimmy Page pochi anni dopo lo split degli Zeppelin (ricordate Sea of love?). I peli del collo tornano a rizzarsi su Monkey, altro grandissimo duetto con Patty Griffin, poi c'è spazio ancora per un'efficace cover di prezzemolino Townes Van Zandt, la non notissima Harm's swift way, e per due traditional del diciannovesimo secolo riadattati da Plant e Miller (Cindy i'll marry you someday e Satan, your kingdom must come down, gospel rurale che avrebbe potuto tranquillamente stare nella ost di Brother, where art thou?).

Plant si sta ritagliando quasi fuori tempo massimo una seconda giovinezza attraverso il recupero di una tradizione classica che quando era un martello degli dei aveva solo sfiorato, senza immergersene. L'ispirazione e la voce sono a livelli di maturazione eccezionale, e così la determinazione nelle interpretazioni.

Un lavoro fuori dai circuiti mainstream delle grandi produzioni, circondato da musicisti semplici ma straordinari, un lavoro di classe cristallina, appunto.



martedì 16 novembre 2010

Forti coi deboli / 1

Dopo la sua approvazione in via definitiva, avvenuta alla Camera il 19 ottobre, tra pochi giorni sarà ufficialmente in vigore il disegno di legge n.1441 quater F, meglio noto come collegato lavoro.

L'obiettivo dichiarato di questo insieme di norme è quello di intervenire sulla materia del diritto del lavoro semplificandone alcuni aspetti, in realtà, concettualmente si riprende la strada della destrutturazione dei diritti già iniziata con la legge 276/03 (che molti ancora chiamano legge 30 o legge Biagi) e che verosimilmente proseguirà con l'attacco allo Statuto dei lavoratori (da sostituire con lo "statuto dei lavori"), già iniziato con il tentativo di aggiramento dell'art. 18, smascherato (dalla Cgil) e cancellato dal testo di legge.

La parola d'ordine quindi è depotenziare il diritto del lavoro. Un diritto, vale la pena ricordarlo, nato sul principio di considerare il lavoratore parte debole e come tale meritevole di tutela attraverso la legge e la contrattazione collettiva, rispetto all'altro soggetto chiamato in causa, il datore di lavoro.

Con gli interventi di questo esecutivo, dal suo insediamento fino al collegato lavoro, non sarà più così.
I nodi che si stringono intorno al collo della classe lavoratrice si chiamano contratto certificato; nuove norme sugli arbitrati; nuove norme sull'impugnazione del licenziamento e sui ricorsi in merito alla validità dei contratti a tempo determinato.

continua (purtroppo)

lunedì 15 novembre 2010

Work in progress

A pensarci bene era inevitabile. Anche se fino adesso a prevalere erano stati i sentimenti puri, il quadretto tipo spot del Mulino Bianco (che comunque nel mio caso era autentico, s'intende). E invece dopo i lucciconi del primo giorno di scuola, la curiosità nello sfogliare i testi didattici e la meraviglia di osservare ogni giorno i progressi nell'apprendimento, sono cominciati i primi trouble in paradise.

I problemi si chiamano "compiti a casa". Anche qui m'immaginavo una situazione idilliaca, padre e figlio che sbrigano in armonia le faccende di prima elementare, ma non avevo fatto i conti con l'iper dinamicità di Stefano, che a stare fermo una mezzoretta per ripetere le sillabe, leggerle o compilare una paginetta di nove non ci pensa proprio.

Per farla breve, giorno dopo giorno parto con una scorta di pazienza tipo escort che aspettano che a mr B. faccia effetto il viagra, e finisco con sclerate epocali.
In questa difficoltà a concentrarsi Stefano ricorda dannatamente me stesso da bambino e io che alla fine perdo le staffe somiglio troppo a mio padre.
Couldn't be different, i guess.

domenica 14 novembre 2010

Web alla francese

La ricetta antipirateria alla francese, basata sul concetto di “risposta graduale” alle violazioni di copyright commesse in rete dai file sharers, piace all’Autorità italiana per le Telecomunicazioni: secondo Punto Informatico, la Agcom si è fatta promotrice di un pacchetto normativo modellato sulla cosiddetta legge Hadopi in vigore Oltralpe: in tal caso il Garante delle Comunicazioni si assumerebbe il compito di vigilare sulla tutela della proprietà intellettuale sul Web, attivandosi su segnalazione dei titolari dei diritti (produttori e autori rappresentati dalla SIAE) per reprimere le infrazioni di legge: a tale scopo sarebbe necessaria la piena collaborazione degli Internet Service Providers, chiamati a fornire all’Autorità gli indirizzi di posta elettronica dei “pirati”. La legge Hadopi francese, come noto, prevede l’invio di due avvisi ai trasgressori di legge prima di comminare, su intervento del Tribunale, l’eventuale sanzione rappresentata dalla sospensione della connessione Internet.

sabato 13 novembre 2010

Album o' the week / Ministry, KΕΦΑΛΗΞΘ (1992)



Un recupero doveroso, quello di KΕΦΑΛΗΞΘ (noto anche come Psalm 69) quinto album della ragione sociale Ministry, dietro alla quale si cela sostanzialmente il solo Al Jourgensen, coadiuvato, nel corso degli anni, da diversi collaboratori.

Capolavoro del genere battezzato industrial metal (la cui genesi appartiene ai Killing Joke e che vede la leadership dei Nine Inch Nails), il disco è sostenuto da ritmiche ossessive e chitarre lancinanti, mentre i testi si schierano sovente su posizioni politiche radicali.
Come nel caso della open track N.W.O., esplicita critica anti-militarista nella quale vengono campionati alcuni stralci di un discorso di Bush senior, preso di mira per la guerra del Golfo.
Ottime anche Hero e Jesus built my hotrod.
Da segnalare infine la collaborazione dello scrittore della beat generation William Burroughs nel pezzo Just one fix. Il brano tratta dell'altra grande passione della band, passione per la quale alcuni componenti della band verranno in seguito anche arrestati: la dipendenza dalle droghe.

venerdì 12 novembre 2010

Photobook

Da qualche giorno mia sorella ha regalato a Stefano una vecchia e pesante fotocamera digitale che lei non usava più. Lui ha apprezzato al punto da aver già scattato in poco tempo centinaia di foto. Ecco in esclusiva alcuni esempi della sua arte...






"Tentativo di autoritratto"




"Dal letto della cameretta guardando il soffitto"


"Action Man e Hulk(particolare)"




"Relaxin'"

continua...

giovedì 11 novembre 2010

Promesse in anteprima

E' attesa febbrile tra i fans di Bruce Springsteen per l'uscita di The Promise, mastodontica opera più volte annunciata (è almeno dal 2005 che se ne parla) che non solo presenta in una versione rimasterizzata Darkness on the edge of town, ma si allarga al punto di offrire tre dvd e tre cd di materiale.

Uno dei tre dvd contiene la riproposizione dell'intero album del 1978 risuonato in un Paramaunt Theater deserto, durante la tappa di Asbury Park del tour dello scorso anno. Il Corriere on line, a partire da lunedì lo presenterà per intero sulla tv del sito, dove si può già ascoltare l'inedito Save my love.

Anche mettendo in conto le scontate difficoltà di collegamento al sito, un bell'antipasto di quella che sarà l'indigestione dell'anno.

martedì 9 novembre 2010

Why them Lord?


Ray Charles
Rare Genius
Universal (2010)




Dopo il treno merci di roba uscito a seguito della sua morte (2004), i duetti, il film biografico e le mille antologie, c'è ancora musica di Ray Charles che vale la pena ascoltare?
Diamine, la risposta è sì.

Sì, se il lavoro di recupero nei suoi archivi porta alla luce brani dalla bellezza cristallina, che coprono quasi un trentennio (70/95) di stili e influenze.
Così si gode dello swing di Love's gonna bite you back e di It hurts to be in love, del croonering in Sinatra's style di Wheel of fortune, del soul classico di I'm gonna keep singin'.

Come fosse un prezioso vino d'annata, si assapora la voce di Ray, il suo stile pianistico, di ogni singola nota distillata dalla band, come nel lentaccio There'll be some change made, di un irresistibile midtempo quale Isn't wonderful, della contaminazione tra modern e classic soul di I don't want no one but you, del quasi country di She's gone.
Rare genius è un gran bel disco anche perchè quando ormai pensi che abbia dato tutto quel che aveva da dare e ti resta solo l'ultima traccia da ascoltare, ti piazza il colpo definitivo che ti fa stramazzare. Un duetto, l'unico dell'album, con Johnny Cash. Il brano è lo splendido Why me Lord (di Kris Kristofferson, già in American Recordings) e per la verità Ray si limita a fare il controcanto, lasciando campo libero al suo pianoforte e alla voce dell'uomo in nero.
Brividi, groppo in gola e tanta malinconia garantiti.

E' anche a questo, dopotutto, che servono dischi così.


lunedì 8 novembre 2010

Happiness is...

Sarà capitato anche a voi di essere testimoni dell'insofferenza di amici/colleghi nei confronti del capo del lavoro, che periodicamente sfocia nella seguente promessa: "ah, ma se vinco al superenalotto vengo a lavorare solo per il gusto di mandarlo affanculo", vero?

Bene, tra tanti bassi e qualche alto, uno degli aspetti positivi del mestiere del sindacalista è proprio quello di sedere a volte al tavolo delle trattative con direttori del personale stronzoni (grand. figl. di putt. lup. mannar.) e temutissimi dai dipendenti, in una condizione di parità. Di più. Se la trattativa è pesa, con licenza di rispondere per le rime alle loro provocazioni, farli incazzare, prenderli per il culo, minacciarli di iniziative conflittuali. In sostanza mandarli a quel paese (cosa che ovviamente fanno anche loro nei nostri confronti). Di avere in sostanza possibilità vietate ai comuni dipendenti che vogliano conservare il proprio posto di lavoro.

Dura poco. E quasi sempre, in un modo o nell'altro il sciur padrun trova il modo di fartela pagare, ristabilendo così la giusta distanza tra lui e te. Ma i brevi istanti in cui gli tieni testa, come se fosse la cosa più normale del mondo, in cui l'abisso che ti separa socialmente è annullato da un ponte costituito da un tavolo di una sala riunioni, in cui gli leggi negli occhi l'incredulità di non trovarsi di fronte ad uno dei suoi tanti yes man, beh, in quegli istanti ti illudi che forse il tuo mestiere ha ancora un senso, nonostante tutto.

sabato 6 novembre 2010

Album o' the week / Bon Jovi, Greatest hits (2010)


CD1: 1. Livin' On a Prayer 2. You Give Love a Bad Name 3. It's My Life 4. Have a Nice Day 5. Wanted Dead or Alive 6. Bad Medicine 7. We Weren't Born To Follow 8. I'll Be There For You 9. Born To Be My Baby 10. Blaze of Glory 11. Who Says You Can't Go Home 12. Lay Your Hands On Me 13. Always 14. Runaway 15. What Do You Got? 16. No Apologies
CD2: 1. In These Arms 2. Someday I'll Be Saturday Night 3. Lost Highway 4. Keep the Faith 5. When We Were Beautiful 6. Bed of Roses 7. This Ain't a Love Song 8. These Days 9. (You Want To) Make a Memory 10. Blood On Blood 11. This is Love This is Life 12. More Things Change, The


Ogni resistenza è inutile. Lo so che lo bramate.

venerdì 5 novembre 2010

Capolavoro

La classe non è acqua, e l'onorevole Lupi (PdL) ne dà ancora una volta dimostrazione, distinguendosi dall'imbarazzato balbettare dei suoi colleghi di partito.
Per stemperare le polemiche sulla partecipazione del premier (pluridivorziato, adultero, utilizzatore finale di escort e frequentatore di minorenni) al forum sulle famiglie infatti, l'abile pidiellino ha messo insieme questo pensiero che sarà certamente ricordato dai posteri quale aforisma-simbolo dell'attuale decennio politico italiano:
" Sul sostegno alla famiglia (Berlusconi n.d.r.) deve dire la sua. I valori non vengono meno per l'incoerenza."

I valori non vengono meno per l'incoerenza.

Per la miseria, siamo oltre i proverbi, i detti, i modi di dire. E' la versione 3.0 del noto "predica bene e razzola male" o di "fate come dico ma non fate come faccio". Siamo all'equilibrismo politico-verbale più estremo. Assistiamo affascinati ad intrepide scalate di vette inesplorate di paraculismo. Al paradosso eletto ad unico stile di vita.
Sticazzi, siamo al capolavoro.
Applausi.

I soldi non sono finiti

Adesso la smetteranno di dire che questi barboni che ci governano tagliano i fondi alla scuola. Avete sentito no? Tremonti ha messo a disposizione ben duecento milioni di euro per l'istruzione. Come dite? Sono esclusivamente per quella cattolica privata e la pubblica continua ad avere le pezze al culo?
Vabbeh dài, non stiamo a guardà il capello...

http://city.corriere.it/2010/11/05/milano/documenti/scuola-fondi-private-ammorbidire-chiesa-30933262837.shtml

giovedì 4 novembre 2010

Venite a prendermi


Di questo ennesimo scandalo annunciato che ruota attorno a Ruby Rubacuori, Nadia e alle abitudini folklorisitco-sessuali del premier non voglio scrivere molto. E' da mò che il cav, e con lui l'Italia intera, ha raggiunto il fondo. E' da mò che stiamo scavando con le mani inzozzate di fango e viagra.
Vorrei invece far notare gli effetti collaterali di questa vicenda. Quelli partiti come scosse di assestamento dall'entourage del presidente, dalla cerchia di amici, graziati e/o premiati per la loro condotta, if you know what i mean.

In testa il direttore honoris causa, Emilio Fede, che molti insistono a vedere come figura comica, macchietta innocua, e che invece io ho sempre qualificato come personaggio sordido, rancoroso e vendicativo. L'anchorman del TG4 è stato tirato in ballo (non è la prima volta e nemmeno l'ultima, visto il delinearsi del caso
Perla Genovesi/Nadia Macrì) per aver procurato carne fresca al capo e quindi per favoreggiamento della prostituzione. Bene. Fede scrive una lettera al Corriere della Sera (pubblicata ieri) per lamentarsi dei contenuti di alcuni articoli che riprendevano le notizie di cui sopra. Grande. L'infangatore professionista che si lamenta degli schizzi di melma altrui, l'indiscusso re dei provocatori e delle sentenze sputate senza contraddittorio che reclama equilibrio e correttezza. Il tono usato per tutta la lettera è quello dell' avvertimento mafioso, che gli appartiene totalmente: "(...) Io avvisi di garanzia non ne ho ricevuti. Auguratevi, comunque, che non ne riceva. Ve lo auguro con tutto il cuore. Perchè altrimenti, dovessi chiamare gli avvocati di tutto il mondo, vi porto in tribunale. Cosa che non ho mai fatto verso un collega. Ma voi colleghi lo siete soltanto perchè iscritti allo stesso albo professionale." Giù la maschera, Emilio.

Poi Berlusconi attacca i gay (una chiara strategia mirata a far casino, non una boutade improvvisa nè una barzelletta carpita mentre non sapeva ci fossero telecamere) e la Carfy, ministro delle pari opportunità in un paese nel quale la recrudescenza violenta contro gli omosessuali è in preoccupante aumento che fa? Minimizza. "E' solo una battuta". E già. Sò ragazzi...

E' il turno di Signorini, che ha scosso l'Italia intera con il suo sconvolgente, incredibile e insospettabile coming out. "Macchè omofobico, io, direttore di Chi e S&C sono la dimostrazione vivente che Silvio rispetta le differenze". Eh sì, ma solo quelle dei ruffiani.

E così via. Feltri e Belpietro che non scrivono una riga riguardo l'intenzione del premier di chiudere (no, dico chiudere) per un mese i giornali in caso di pubblicazioni illecite di intercettazioni telefoniche,Gasparri, La Russa e Cicchitto che allargano sorridenti le braccia e minimizzano"che volete che sia". Bersani invece, ah Bersani è lì che si macera nel dubbio: "Ma a parlare del troiaio di Berlusconi gli farò mica un favore in termini di consensi?".

Ma per fortuna c'è Giovannardi, il grande moralizzatore, il fustigatore di costumi, l'impalatore dei peccatori. Di fronte al premier che fa festini a base di droga e troie ha dichiarato, impavido e sguardo fiero che...che...ecco...ehm... Vai cosi Giovy.

E come dimenticare quel tal cardinale che "eh, ma la bestemmia va contestualizzata..."

Gente, non è che tra figuranti a vario titolo nel libro paga (soubrette su scranni politici, fascisti nei vari dicasteri, prelati abbondantemente finaziati, giornalisti graziati o semplicemente ossequiosi) e un'opposizione meditabonda/moribona, questo è come se si fosse barricato dentro la nostra democrazia con i viveri per altri vent'anni?

No chiedo, eh.

martedì 2 novembre 2010

Links

Quando si dice la coincidenza.
Era parecchio che non guardavo Lie to me, interessante serial americano che ha il suoi punti di forza nello spunto di base (lo studio della psicologia emotiva, della comunicazione non verbale, delle espressioni facciali usati come strumento d'indagine) e nella presenza spiazzante di Tim Roth.
Bene, ieri sono incappato nella diciannovesima puntata della seconda serie giusto in tempo per trovarmi di fronte ad un inaspettato tributo a ...The Shield!
Nel cast figuravano infatti ben sei attori della epocale serie poliziesca appena conclusasi.
C'era Benito Martinez/Aceveda, che faceva il marito di Catherine Dent/Danni. Alla coppia avevano rapito un figlio.
Kenny Johnson/Lem nei panni di un fotografo pedofilo; David Marciano/ Billings nell'inverosimile ruolo di un presunto assassino psicopatico condannato a morte;Cathy Cahlin Ryan / Corinne Mackey quale ex di Marciano e ultimo ma non ultimo David Reese Snell/l'indimenticabile Ronnie Gardocki quale fratello del condannato a morte.

A parte l'incredibile coincidenza personale mi chiedo, come si sarà attivato il link tra i serial? Stesso regista di The Shield? Stesso autore? Tributo di un fan della serie tra i produttori?
Davvero curioso.

lunedì 1 novembre 2010

Changin' of the guard


Con qualche anomalia sui tempi e sui modi (c'è stato il congresso della CGIL l'anno scorso, normalmente la scelta sarebbe avvenuta in quell'ambito), tra qualche giorno verrà nominata segretaria generale della più antica e importante confederazione sindacale italiana Susanna Camusso.

Proveniente politicamente dal P.S.I. , come il segretario uscente Epifani, una vita nella Fiom, poi nella categoria degli agro-industriali (la Flai) e infine, da una decina d'anni, segretaria della CGIL Lombardia, la Camusso è nata a Milano nel 1955 e fa sindacato dal 1975.

Per la prima volta la CGIL sarà guidata da una donna e questo è un fatto senza dubbio positivo, che accade peraltro in un momento delicatissimo per la nostra organizzazione, isolata dalle strategie del governo, dalle scelte assertive di CISL e UIL e con il "problema" Fiom.

Qual'è invece il bilancio della gestione Epifani? Positivo, secondo me. Considerata sopratutto la difficoltà di subentrare a Sergio "tre milioni di persone" Cofferati, che all'epoca sembrava avesse il destino della sinistra nelle sue mani. Personaggio schivo, timido, grande politico e poco populista, Epifani ha gestito tutto sommato bene crisi drammatiche (su tutte quella dell'Alitalia) riuscendo spesso a marcare la differenza con le altre sigle sindacali.

Il primo appuntamento importante della Camusso, test match con il popolo rosso delle piazze, è per il 27 novembre a Roma,quando si svolgerà la manifestazione nazionale della CGIL con a tema i diritti e il futuro.
Io ci sarò. In bocca al lupo Suzie.