mercoledì 22 agosto 2012

Don Winslow, L'inverno di Frank Machine



Da appassionato del genere letterario noir/poliziesco, riponevo molte aspettative in Don Winslow, considerato uno dei maestri del genere, e nel suo acclamato romanzo L’inverno di Frank Machine, incentrato sulle vicende di un sessantenne killer della mafia ritiratosi a vita onesta che si ritrova improvvisamente a scandagliare il proprio passato alla ricerca del motivo per il quale la mafia lo vuole morto dopo tanti anni di “pensionamento”.

Nonostante le premesse però, il feeling tra me e l’opera non si è mai acceso. All’inizio ho trovato il romanzo addirittura irritante, a causa del modo in cui Winslow tratteggia Frank Machianno (detto The Machine), il protagonista, delineato come uomo di gusto, di bella presenza, esperto di cucina, atletico, che a sessantadue anni pratica il surf e frequenta una cinquantenne “con il corpo di una trentacinquenne", bravo con i lavori manuali, premuroso verso la sua ex-moglie, appassionato di opera, benvoluto da tutti, gran lavoratore e ovviamente amante sopraffino. A me, che ho sempre prediletto i characters ambigui, sfaccettati, imperfetti e contraddittori (in una parola: reali), la scelta dell’autore di mettere il suo protagonista su di un altare inarrivabile ha provocato una crisi di rigetto che quasi mi fa mollare la lettura. Insisto, quello della caratterizzazione dei personaggi è un po’ il punto debole del romanzo. Sono tutti un po’ prevedibili in fin dei conti. I mafiosi grezzi e ignoranti, i politici lascivi e corrotti, il ruolo delle donne marginale e banalizzato ad un’insipida icona di femminilità da soft porno. Peccato perché nel complesso il ritmo non manca e l'idea di base della storia è interessante.

Volendo tirare le somme possiamo parlare di un’opera priva di realismo e a tratti troppo conciliante con i luoghi comuni del genere, che sembra costruita apposta per essere adottata dal cinema (si mormora da tempo di una trasposizione con De Niro diretta da Michael Mann), che grazie alla buona scrittura e alla scorrevolezza si legge senza sforzo, ma che mi ha lasciato pochino.


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