mercoledì 19 settembre 2012

Homeland


Homeland è una serie televisiva che, pur ispirandosi ad una produzione originale israeliana, affonda agevolmente le radici nel tessuto dell'America post-post undici settembre, mostrandone le psicosi istituzionali con una narrazione sempre tesa ma che solo occasionalmente deflagra, restando invece spesso sottopelle, dormiente.  Merito principalmente di un cast capace di prove attoriali magistrali, a partire dai due protagonisti Claire Danes (nei panni dell'agente CIA Carrie Mathison) e Damian Lewis (il tenente dei marine Nicholas Brody).


La storia si apre in Iraq, dove la Mathison riesce a scoprire che il prossimo attacco in preparazione contro gli Stati Uniti sarà perpetrato da un soldato americano prima catturato e poi convertito all'Islam dai terroristi. Poco dopo i marines effettuano un'operazione in un villaggio iracheno e liberano il tenente Nicholas Brody, scomparso (e creduto morto) da otto anni. Ovviamente, i sospetti di Carrie si concentrano immediatamente su di lui.


Carrie Mathison è però un personaggio controverso. Agente CIA tra le più intelligenti, meticolose e geniali, nasconde una patologia limitante, una debolezza, che se scoperta provocherebbe, se non l'espulsione dall'Agenzia, sicuramente l'esclusione da ruoli operativi diretti. Chiaramente questo problema del personaggio verrà usato in maniera sublime dagli sceneggiatori, che lo gestiranno come la kryptonite per Superman. Claire Danes si cala nei panni della Mathison offrendo una gamma incredibile di sfaccettature e riflessi emotivi, riuscendo più di una volta a commuovere profondamente.

Non è da meno Damien Lewis con l'interpretazione che dà del tenente Brody e i suoi dubbi morali, i suoi dilemmi, il suo doloroso ritorno nella società americana dopo otto anni da prigioniero di Al Quaeda. Anche per Lewis (volto noto del cinema e della tv USA) una prova superba, con picchi eccezionali negli episodi conclusivi. Tra il resto del cast  molto piaciuto  Mandy Patinkin (che oltre ad essere un caratterista di lungo corso ha una carriera parallela da cantante) nei panni di Saul Berenson, collega/mentore di Carrie, saggio e riflessivo, anche lui dilaniato da conflitti interiori, e Morena Baccarin, con il limite forse di essere troppo aristocraticaticamente figa per il ruolo designatole (moglie di Brody).
 
La bravura degli autori (in precedenza dietro alla macchina da scrivere per "24") non si limita all'allestimento di un thriller che funziona come un micidiale meccanismo ad orologeria, ma raggiunge anche l'obiettivo, per più della metà degli episodi, di tenere all'oscuro la verità agli spettatori, facendoli macerare nel dubbio sulle intuizioni di Carrie. Da un punto di vista civile invece trapela abbastanza nettamente la denuncia alla classe politica americana, al ruolo moderno dell'agenzia di spionaggio ("il compito della CIA oggi è quello di mostrare lo strapotere militare USA ai terroristi, se vuoi fare l'agente segreto di trent'anni fa, vai in Francia o in Inghilterra" dice pressapoco il capo della sezione ad un Saul Berenson sconcertato), all'uso indiscriminanto dei droni, dell'extraordinary rendition e alla disinvoltura con la quale le varie strutture dell'amministrazione USA applicano le leggi contro il terrorismo (l'FBI durante un'operazione uccide per errore due musulmani in una moschea, e il funzionario dei federali risolve in due parole il "caso" sul quale i media potrebbero avventarsi: "chiamate le vittime terroristi e quel che è successo non conterà").
 
Il finale, amaro e struggente nel suo rovesciare i meriti dei protagonisti, chiude il cerchio in modo perfetto. Fino al punto di non farmi desiderare una seconda stagione (che invece sta per partire) a rovinarlo.
 
Last but not least la colonna sonora. Carrie è un'appassionata di jazz, in particolare di Miles Davis e Thelonious Monk, e pertanto questo genere (nella sue declinazioni più dissonanti, tese ed ossessive) fa da cornice perfetta a molti momenti della storia. Per me questa cornice musicale è stata un'autentico valore aggiunto al già straordinario valore della produzione.

In conclusione, se avete poco tempo da dedicare ai serial e potete sceglierne solo uno, fate in modo di far cadere la scelta su Homeland.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Monty, sai che ti voglio bene...ma di queste serie nun ne pozz chiù!!!