lunedì 21 gennaio 2013

Kris Kristofferson, Feeling Mortal (2013)



La mia opinione è che i grandi vecchi della musica country, ed in particolar modo quelli che hanno inventato la costola outlaw, stiano invecchiando, dal punto di vista artistico, magnificamente. Chi più e chi meno, ovvio, ma gente della classe del '30 come Merle Haggard, Willie Nelson, David Allen Coe riesce, lavorando per sottrazione sulla scia dei lavori di Cash con Rubin, a risultare estremamente credibile e coerente con la loro storia, quasi sempre contraddistinta dagli elementi più devianti dello stile di vita rock 'n' roll.

Kris Kristofferson di anni ne compirà a breve 77. Il viso attraversato da mille rughe d'espressione. Una vita a combattere alcolismo e altre dipendenze, più di una relazione con donne dello spettacolo (le più note furono Janis Joplin e Barbra Streisand), una lunga carriera parallela nel cinema con la partecipazione ad una settantina di titoli, un noto (e un pò fuoriposto nel mondo country) orientamento politico a sinistra (qui la polemica con la reazionaria star del country Toby Keith ). Dal punto di vista musicale, alla fine sono solo una quindicina i lavori rilasciati in oltre 40 anni di attività, nonostante quella di cantante avrebbe dovuto essere la carriera principale del texano.

Feeling Mortal arriva a quasi quattro anni di distanza dal precedente Closer to the bone (2009) e ci consegna un Kristofferson dolente, dalla voce trascinata ma sraordinariamente evocativa, che si fa sempre apprezzare per il meraviglioso southern accent e che viene usata in quasi tutte le tracce (dieci, per meno di quaranta minuti di timing) su testi personali ed esistenziali, come la struggente title track che apre il lavoro o la successiva Mama Stewart. Se il livello delle composizioni fosse allineato a queste due, l'album sarebbe senza dubbio il capolavoro definitivo del singer. Qualche calo invece (inevitabilmente) c'è, nonostante il disco si ascolti comunque con piacere in altri suoi passaggi, come il valzer dalle suggestioni irish di Bread for the body, il delicato country di Just suppose e My heart was the last to know fino agli echi di tejano della conclusiva Ramblin Jack

Nel complesso bene così. Avercene di reduci musicali come Kris Kristofferson.

7/10

Nessun commento: