mercoledì 6 marzo 2013

Dexter, stagione 7



La descrizione dell'immagine promozionale che ho postato qui sopra descrive in maniera minimale ma efficace, come costume consolidato dell'intrattenimento USA, il punto in cui avevamo lasciato Dexter Morgan, la sorella Debra e la Omicidi di Miami. La domanda che ci siamo posti immediatamente dopo la fine della sesta stagione era: "come gestiranno il rapporto tra i due, già incasinato dai sentimenti di Deb, dopo questo colpo di scena?"

La risposta è bene, molto bene. Con la necessaria, lenta introspezione e senza banalizzare un tema così cruciale nelle dinamiche della storia. In aggiunta a questo gli sceneggiatori scelgono la strada di sviluppare più sotto trame, sviando lo spettatore su quella che sembra la principale, la contrapposizione tra Dexter e Isaak Sirko, capo della mafia ucraina interpretato elegantemente dall'inglese Ray Stevenson, mentre sotto la cenere cova il fuoco di un plot che deflagrerà negli ultimi episodi e che minaccia di avere ulteriori conseguenze drammatiche per il nostro serial killer preferito.
Oltre a Sirko, un altro personaggio importante introdotto quest'anno è quello di Hanna McKay (interpretata dall'australiana Yvone Strahvoski), precoce assassina ora adulta, che cerca di vivere all'insegna del low profile ma che non riesce ad allontanare da se i morbosi interessi dei media. Hanna è una figura affascinate, ambigua e controversa, destinata inevitabilmente ad attirare a se, in un modo o in un altro, le attenzioni di Dexter.
Si scava ancora molto nel personaggio Debra Morgan, che viene sottoposta a prove che minano letteralmente la sua tenuta psicologica ma che, alla fine, seppur nel dramma, rinsaldano il rapporto con il fratello. Entrambi sono chiamati a compiere dei gesti per loro devastanti ma necessari alla sopravvivenza dell'altro.
Dato per scontato che chi legge un post di questo tipo mette in conto di incappare in spoiler, cercherò comunque di comportarmi da equilibrista nella chiosa della recensione. Durante la visione ho cominciato a fare una lista mentale dei maggiori protagonisti del cast indiziati a lasciarci le penne (dopo sei anni è una dinamica fisiologica per una serie televisiva). Ebbene, il character che alla fine effettivamente passa a miglior vita l'avevo piazzato "solo" alla terza posizione, dietro a due personaggi, uno storico e l'altro poco meno, che mi sembrava avessero dato ormai quanto potevano in termini di contributo alla storia. 
Nel complesso tutto  contribuisce ad una valutazione che torna ad essere positiva rispetto al recente passato.  L'inversione di tendenza che dal mio piccolo avevo "chiesto" agli autori dopo la stagione sei mi sembra ci sia stata, non ci resta che attendere l'ottava, conclusiva (salvo ripensamenti), stagione. 

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