mercoledì 8 maggio 2013

Breaking Bad, season 4


Ripensando agli inizi di Breaking Bad, mi rendo conto di come la serie abbia progressivamente svoltato verso il genere crime story, allontanandosi, anche se non completamente, da quelle atmosfere che richiamavano i primi lavori dei Cohen per come sapevano coniugare tragedia e commedia, dramma e humor nerissimo. La cosa non ha tolto qualità a quello che rimane comunque un ottimo prodotto, diretto magistralmente, recitato altrettanto bene e sempre capace di colpi di scena, ma ecco, probabilmente ha finito per sotttrargli un pò di originalità.

La stagione quattro (13 episodi) è focalizzata sul contraddittorio rapporto tra Walt e Jesse. Il primo, pur essendo il protagonista della serie, non viene dipinto come una persona particolarmente amabile o virtuosa. Al contrario, ha dei tratti caratteriali poco socievoli, è burbero, a volte arrogante e collerico. Ma non lascerebbe mai il suo socio Pinkman nei guai. Proprio a causa di questo e degli accadimenti narrati nella stagione precedente, i rapporti con il boss della droga Gus Fring si sono deteriorati al punto che Walt viene estromesso dalla produzione di metanfetamine e comincia a temere per la propria vita e per quella dei suoi cari. 
Contestualmente Gus comincia a coinvolgere sempre più Jesse nelle sue azioni, allo scopo di farlo sentire parte della "famiglia" ed allontanarlo dall'influenza di White. 
Ma, come dicevamo, Walter White è diventato con tempo una persona diversa da quella che nella prima stagione ha impiegato giorni per decidere di eliminare un delinquente segregato in cantina (rivelatosi poi infiltrato della polizia)  che avrebbe potuto denunciarlo. Oggi è privo di scrupoli, lo già ha dimostrato quando ha assistito senza intervenire alla morte per soffocamento da vomito della tossica ragazza di Jesse e lo dimostra in maniera ancora più spietata adesso, con il finale di stagione che evita il cliffhanger ma che è nero come la pece.

Lasciatemi infine celebrare la grande prova attoriale di Giancarlo Esposito che ha basato la sua interpretazione del boss della droga Gustavo Fring tutta sul linguaggio del corpo (postura e espressioni facciali) passando con naturalezza dal ruolo di imprenditore cordiale e amico della comunità a quello di spietato capo del cartello. La sua ultima inquadratura è da standing ovation.

Mi aspetta la prima parte della quinta, in attesa di vivere in diretta la conclusione della saga prevista per questa estate.




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