mercoledì 11 settembre 2013

I Soprano, stagione 5


Dopo anni di resistenza dovuta perlopiù a pigrizia, sono ormai quasi del tutto convertito alla visione dei serial in lingua originale (sottotitolati in italiano). Davvero, non c'è paragone tra il gusto di ascoltare le versioni originali rispetto a quelle confezionate per il nostro mercato. Ecco, coi Soprano questa mia decisione è stata messa duramente alla prova, perché, dopo tanti anni, la mia fidelizzazione al doppiaggio dei protagonisti aveva raggiunto livelli quasi patologici. E' stato difficile passare dalla voce piena, autorevole e un pò roca di Stefano De Sando (Tony Soprano) a quella originale di Gandolfini, che, al contrario, è nasale e, a tratti, un pò da Paolino Paperino. Ma anche Paulie, Christopher, la Melfi e "Zio Junior" per me erano indissolubilmente legati ai nostri doppiatori e inizialmente m'è parso quasi contro natura ascoltarli con una voce differente. Nonostante questo, a partire dalla quarta stagione, ho cominciato la graduale conversione italiano/americano e, ovviamente, col tempo, ne ho ricavato piena soddisfazione. Anche perché se avessi continuato a seguire il serial in italiano mi sarei perso, nell'episodio dodici, una fulminante battuta di Multisanti, il quale, chiamato a giustificare il suo ritardo ad una riunione di famiglia, con la faccia seria dei giorni peggiori ha affermato: "You know, the highways was jammed with broken hero on a last chance powerdrive", che altro non è che un'inconfondibile strofa della canzone-manifesto Born to run di Bruce Springsteen. E tanto per completare il concetto: sapete come è stato tradotto l'omaggio al Boss? "Sono stato rapito dagli alieni". No, per dire.

In questa quinta stagione succedono un sacco di cose. Tony e Carmela sono separati e lui ne approfitta per darci dentro duro con alcol e scopate ("Beh, cos'è cambiato rispetto a quando eri sposato?", gli fa caustico Silvio/Little Steven), mentre dal punto di vista degli affari l'improvvisa morte per infarto del boss newyorkese Carmine Lupertazzi scatena l'ascesa al trono dell'ambizioso Johnny Sack, e i rapporti tra le cosche ai due lati del fiume Hudson cominciano ad incrinarsi. Escono di prigione dopo diversi anni di detenzione Feech La Manna (Robert Loggia), ex compare di Giovanni Soprano e, sopratutto, Tony Blundetto (interpretato da Steve Buscemi), grande amico di Tony e considerato da tutti come suo cugino. Quest'ultimo personaggio, considerata la bravura di Buscemi, è poco utilizzato dagli sceneggiatori, nonostante abbia un'evoluzione non scontata e svolga un ruolo importante ai fini della storia. Carmela (che appare, complice la separazione, più attraente che in passato), scomparso Furio, si toglie uno sfizio con un professore del figlio A.J. mentre Tony cerca di corteggiare la dottoressa Melfi, ma viene respinto. Giunge a conclusione anche la vicenda Adriana/F.B.I., non prima di aver regalato alla sua interprete, Drea De Matteo, una stagione da protagonista. Nelle varie digressioni che come di consueto fanno da sfondo alla storia principale trovano spazio la rivelazione della omosessualità del luogotenente Vito Spatafore; la rievocazione dell'amante storica del padre di Tony, una corrosiva satira sui premi Emmy, di cui nella realtà I Soprano ha fatto incetta (un tossico indebitato con Chris cerca di rivenderli ma lo strozzino non ne vuole sapere: "non è mica un Oscar", gli dice),  e quasi un intero episodio dedicato ad un sogno premonitore di Tony. Da segnalare inoltre, per l'episodio 6, un gradito cameo alla regia di Pete Bogdanovich.

Tutte le divagazioni che tengono lo spettatore lontano dalla storia principale (ammesso che le vicende della mafia lo siano) sarebbero, in un altro serial, dei banali riempitivi, dei fill-in, come li chiamano gli anglosassoni, preposti a nascondere lacune della sceneggiatura e/o ad allungare il brodo fino al numero di episodi concordati. Ne I Soprano invece rappresentano una virtù, una caratteristica primaria della serie, un elemento divenuto, col tempo, irrinunciabile. Come si potrebbe considerare, ad esempio, una puntata minore quella in cui Tony fa la conoscenza della comare (l'amante fissa) di suo padre? Vedere il boss grande grosso e irascibile tornare improvvisamente bambino ed assecondare un'anziana (di gran classe) rimasta ormai sola con i suoi ricordi è un tassello fondamentale per capire la psicologia del personaggio, anche se è un elemento destinato a rimanere isolato nella narrazione principale.

Ecco, giunto alla vigilia dell'ultima stagione di questa meravigliosa serie mi prende quella malinconia da distacco, tipica di quando stai per terminare un libro che ti ha coinvolto emotivamente e che vorresti non finisse mai. Sensazione amplificata dalla scomparsa di James Gandolfini che ha messo, nel modo più triste e definitivo, la parola fine su tutti i rumors riguardanti una nuova, ulteriore, stagione o addirittura di un film su The Sopranos.
Questa è la ragione per la quale mi prenderò una bella pausa prima di regalarmi le ultime gesta di Tony e sodali: prolungare quel piacere più a lungo possibile.






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