lunedì 24 febbraio 2014

Tom Keifer, The way life goes (2013)


Tiene la posizione e non arretra di un metro, Tom Keifer. Il frontman dei Cinderella ne ha passate troppe per accettare,  alla veneranda età di cinquantadue anni, compromessi sulla direzione stilistica del suo esordio solista.  La sua band d'origine è costantemente citate tra quelle protagoniste della scena del glam o hair metal anni ottanta subito dopo Motley Crue e Bon Jovi, ma a differenza di questi due monicker è stata anche la più parca in fatto di releseas (solo quattro  album dall'ottantasei al novantaquattro) e la meno scaltra a muoversi nel music biz. Le vicissitudini di cui accennavo all'inizio riguardano seri problemi alle corde vocali che hanno a più ripreso funestato la carriera di Keifer e dei Cinderella, oltre a diverse incomprensioni con le major, i cui manager hanno rifiutato nuovi lavori che la band aveva prodotto spingendola così al declino discografico. Insomma, tra una menata e l'altra sono passati diciannove anni tra l'ultima pubblicazione a nome Cinderella (Still climbing) e  The way life goes, il debutto solista di Tom dell'anno scorso.

In questo orizzonte temporale l'artista della Pennsylvania ha probabilmente ingoiato rospi belli grossi, continuando a scrivere musica, mantenendosi con i diritti dei dischi dei Cinderella (Night songs e Long cold winter sono due long sellers) e partecipando a quei malinconici festival americani, sorta di habitat artificiale dove, per la gioia di nostalgici cinquantenni fermi agli anni delle high school,  sopravvivono combo come Ratt, Winger e Warrant . Ma a differenza di queste band di seconda fascia che vivono sostanzialmente di rendita, Keifer ha ancora molto da dire, e lo dimostra con questa raccolta di quattordici canzoni inedite che ci dimostra come sarebbe potuto essere lo sleaze-rock negli anni dieci se il grunge non lo avesse brutalmente assassinato vent'anni fa.

L'urlo glam fuori tempo massimo che introduce Solid ground è da questo punto di vista il grido d'orgoglio del soldato al quale non hanno spiegato che la guerra è finita e che si ostina, non solo a combattere da solo, ma a cercare proseliti. Azzardo, ma nemmeno troppo, un'origine autobiografica per questo pezzo che riassume in due righe di testo, come solo i grandi autori sanno fare, tutti i troubles attraversati in una vita artisticamente complicata (I gotta keep moving / When the world starts to crumbling down / I gotta keep moving / Looking for solid ground ).
Tom flirta con il blues senza però arrivare a concedersi alla musica del diavolo: a prevalere è infatti l'inconfondibile marchio di fabbrica Cinderella e per gli amanti dei dischi della band è una vera festa poter ascoltare pezzi nuovi che si raccordano in maniera più asciutta ed essenziale con la miglior tradizione glam-metal degli ottanta, attraverso la già citata opener, Welcome to my mind e Cold day in hell o per mezzo di ballate che avrebbero fatto sobbalzare gli ammortizzatori di molte auto parcheggiate nei lovers lane delle periferie americane (Thick and thin; Ask me yesterday; The flower song;You showed me), mentre l'epilogo dell'album apre spiragli di un possibile futuro più classic rock, con ammiccamenti agli Stones (Ain't that a bitch) e agli Aerosmith dei begli anni che furono (The way life goes). 
Ma tranquilli, con la conclusiva Babylon Tom Keifer puntualizza definitivamente la sua posizione di portabandiera di un genere che sarà anche adolescenziale ed effimero ma che non vuole saperne di diventare storia.

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