lunedì 14 aprile 2014

Jo Nesbo, Il Pettirosso



Da appassionato lettore di romanzi polizieschi (o thriller, noir, gialli) mi sono imposto delle regole nella scelta dei titoli a cui dedicare il poco tempo che ho a disposizione per la lettura. La principale, e può sembrare un paradosso visto che ad affermarlo è un drogato di serie tv, prevede di lasciare perdere le saghe e concentrarsi invece sulle opere autoconclusive che, di norma, lasciano maggiore libertà d'azione all'autore e più spazio ai colpi di scena, rispetto ad una dinamica che, a causa della serialità, gira sempre un pò zavorrata. Naturalmente faccio delle eccezioni, come per lo straordinario Joe R. Lansdale, per Ellroy (che meriterebbe un approfondimento a parte, perchè, ad esempio, nella sua Underworld Trilogy la continuità è data dallo scenario più che dai personaggi), e, motivo per il quale mi sto affannando su questo post, per approcciarmi a Jo Nesbo.
Nesbo, norvegese, 54 anni, si è affermato negli ultimi anni come uno degli scrittori di punta di questa ondata di autori venuti dal freddo, a seguito del successo planetario (e ahilui, postumo) ottenuto da Stieg Larsson e dalla sua millennium trilogy.

Come il collega svedese, anche Jo inserisce con perizia la sua storia di fantasia dentro il tessuto sociale norvegese, scandagliando nel passato di quella terra per suggerire risposte alla pericolosa deriva nazionalista che va affermandosi nel Paese. La trama de Il Pettirosso nasce proprio da questo incipit, e il libro per una buona parte rimbalza, a disseminare indizi, tra due piani temporali: il 1944 in mezzo ai soldati norvegesi alleati di Hitler e la fine dei novanta/inizi duemila con le indagini di Harry Hole, ufficiale di polizia che nel prologo della storia viene promosso/rimosso nell'anti terrorismo a seguito di un incidente causato nel corso della visita di Clinton per i colloqui di pace tra Israele e Palestina, realmente avvenuti ad Oslo quindici anni orsono.

Non è certo colpa dell'indiscussa bravura di Nesbo se Il Pettirosso non mi ha del tutto convinto. Il libro infatti scorre fluido e l'intreccio è ben strutturato (serve giusto una buona dose di attenzione per collegare i nomi ostici ai tanti personaggi, in particolar modo quelli dei flash-back nella seconda guerra mondiale) ed avvincente quanto basta, ma per contro il profilo di Hole risponde purtroppo a tutti i clichè abusati del poliziotto solo, burbero ed incompreso e nella narrazione è assente un colpo da autentico fuoriclasse, di quelli che ti scaraventano giù dalla sedia.

Il Pettirosso è il primo libro della serie Harry Hole pubblicato in Italia (nella cronologia originale è il capitolo tre, solo quest'anno è stato pubblicato da Einaudi il primo e nel computo totale siamo arrivati a dieci). 
Con tutto il rispetto, per ora penso di fermarmi qui. 


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