sabato 5 luglio 2014

Way down in the hole:The Wire, season 4


Se The Wire è probabilmente il miglior serial poliziesco di sempre è anche perchè si può permettere un'intera quarta stagione dove, nella storia, di poliziesco non c'è che la cornice. Sembra un paradosso ma è esattamente così. Dopo averci fatto fidelizzare con i protagonisti della squadra operativa (su tutti Dominic West / Jimmy McNulty), Simon e Burns, autori della serie, sparagliano le carte, sciogliendo la squadra e posizionandone i detective sullo sfondo della fotografia, per stringere il focus sui giochi di potere nelle istituzioni di Baltimora e, soprattutto, squarciando il velo dell'ipocrisia del sistema scolastico locale il cui unico sforzo non è educare e formare i ragazzi ma produrre statistiche coerenti con i margini previsti dall'amministrazione comunale. Per cui sì, dopo la fine di Barksdale e Stringer Bell, c'è un nuovo cattivo in città: il feroce Marlo Stanfield con la sua coppia di improbabili ma letali sicari, ma la nostra attenzione è tutta rivolta al gruppo di ragazzini di terza media che crescono precocemente emarginati, con madri tossiche che gli rubano soldi e uniformi scolastiche per la dose quotidiana e padri assenti. I veri protagonisti sono senza dubbio loro, insieme ai pochi insegnanti che ne hanno a cuore le sorti, come gli ex poliziotti Roland "Prez" Pryzbylewski e Howard Colvin. 
La quarta stagione di The Wire è lunga (13 episodi di un'ora ciascuno, con il finale da un'ora e venti) e a tratti faticosa, ma straordinariamente appagante e densa di emozioni. Gli ultimi minuti della final season, con i ragazzi del gruppo che vanno incontro ognuno al proprio destino, perlopiù segnato, e l'atteso ritorno, anche se solo con un piccolo cameo, di Steve Earle è il perfetto epilogo che concilia e armonizza l'intero percorso narrativo. Impossibile chiedere di più.
Nella conclusiva stagione cinque, che a questo punto gestirò come un rarissimo distillato, avremo di nuovo la squadra al completo e vedremo come Simon riuscirà a coniugare il plausibile ritorno alla detective story con il grandioso affresco storico-sociale che ha saputo dipingere su Baltimora.

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