lunedì 13 aprile 2015

Scorpions, Return to forever


Nessuno pensava davvero che Sting in the tail e il relativo tour potessero essere l'atto conclusivo di una band che si è formata l'anno in cui il mondo discografico registrava le uscite di lavori come Highway 61 Revisited e Rubber soul (eh sì, sto parlando del 1965). Di quella prima formazione oggi resta il solo Rudolf Schenker, sebbene i suoi bravi scatti di anzianità li abbia maturati anche il vocalist Klaus Meine, che alla band è stato aggregato nel 1968. Fatti velocemente i conti siamo in presenza dunque di un traguardo, quello dei cinquant'anni di carriera, alla portata di pochissime formazioni. Traguardo che è stato festeggiato, ca va sans dire, con l'ennesimo tour mondiale e con questo Return to forever, un album (il diciottesimo), che recupera, rielaborandoli, una manciata di outtakes da vecchi lavori a cavallo tra gli ottanta e i novanta. Partendo da queste basi, chiaramente il risultato finale non può che essere un pò altalenante, anche se qualche zampata i vecchi rockers riescono ancora ad assestarla. Gli Scorpions non hanno infatti perso il loro peculiare gusto per la melodia e qui, seppur in un ambito complessivo abbastanza soft, la caratteristica emerge in pezzi come We built this house; Rock 'n' roll band (anticipata nel MTV unplugged in Athens); Catch your luck and pray; All for one e nell'immancabile ballad House of cards (niente a che vedere con il serial). Certo, ci fosse una polizia dei testi, sanzionerebbe con l'aggravante della recidiva i tedeschi per abuso del termine "rock", presente, nei titoli o nelle liriche, in pressochè tutte le tracce. 
E' facile (e in parte anche comprensibile) fare dell'ironia su questo gruppo, anche se credo che molta di essa sia dovuta alla provenienza della band, più che dai contenuti della loro musica. Sono convinto che se la formazione anzichè avere un pacchiano e inconfondibile accento tedesco si proponesse con un inglese impeccabile gli sarebbe stato riconosciuto lo stesso minimo di rispetto che, dopo decenni di dischi e concerti, si tributa ad AC/DC, Aerosmith o Kiss. 
Per il mio gusto personale, un disco senza pretese di immortalità, autocelebrativo e infarcito di ritornelli a presa immediata come Return to forever, ogni tanto ci vuole.

2 commenti:

Roberto ha detto...

Recensione molto interessante, grazie. Tra l'altro, alla questione dell'inconfondibile accento tedesco non avevo mai pensato!

monty ha detto...

Pur apprezzando gli Scorpions, quello dell'inflessione
è un aspetto che mi ha sempre divertito :D