lunedì 4 gennaio 2016

Alice Cooper & Motley Crue, Milano 10.11.2015 parte 2/2

In un tempo ragionevolmente breve il palco principale è pronto e, a luci spente, con le note di So long, farewell ad accompagnarli, salgono sul palco Vince, Nikki, Mick e Tommy.

L'unico precedente dei Motley Crue in Italia, se escludiamo la partecipazione a qualche festival, è stato sempre a Milano, nell'allora Palatrussardi, il 18 ottobre del 1989. Io ci andai da solo, esattamente come questa volta ed esattamente come questa volta scelsi la medesima posizione del mio posto a sedere, anche se oggi il criterio risponde ad uno schema che mi sono fatto in relazione all'età: concerti in location grandi/poltroncine; concerti in piccoli club/sotto il palco.

Lo show inizia con l'inconfondibile rombo di Harley che introduce Girls girls girls e per l'occasione salgono sul palco un paio di ballerine che accompagnano l'esibizione della band, ma il mio occhio cade inevitabilmente sul frontman Vince Neil, quello che, negli anni, più degli altri ha subito un colossale declino fisico: inquartato com'è sembra di vedere il cantante dei tempi migliori attraverso uno specchio deformante. Una sensazione stranissima che si protrarrà per tutta la durata dell'esibizione nonostante il suo impegno, la sua mobilità e beh, i suoi trucchi del mestiere per non sforzare troppo la voce (il microfono teso spesso verso il pubblico a sollecitare i canti;  il ricorso al falsetto quando c'è da scalare le ottave). 


Tuttavia sono sincero: pensavo peggio
Ad ogni modo dei quattro l'unico per il quale il tempo non sembra passare mai è Tommy Lee, che a due terzi di concerto delizia tutti con questa incredibile esibizione con la batteria che si arrampica, ruotando su sè stessa, su un binario proteso dalla postazione on stage fino al soffitto per poi scendere ad un piccolo palco dal lato opposto del forum, e  indietro, il tutto mentre il batterista non smette mai di suonare, nemmeno quando è a testa all'ingiù, ed incitare gli spettatori. In pratica la versione 2.0 di quanto fatto nel tour di ventiquattro anni fa. 
Gli altri dicevo. Nikki Sixx fa il suo con professionalità ma non sembra molto reattivo e Mick Mars, a causa dei noti problemi di salute, sembra un ragnetto rinsecchito e ricurvo su se stesso, ancora più vecchio dei suoi sessantaquattro anni, anche se quando imbraccia la chitarra per prendersi il palco con il suo solo, questa immagine si dissolve per lasciare spazio al mammasantissima di guitar hero che il signor Mars, nonostante i pattern a ciclostilo della band, indiscutibilmente rappresenta.

La scaletta è una prevedibile raccolta dei maggiori successi e questo, lo confesso, è l'aspetto più deludente della serata. L'unico guizzo inaspettato è rappresentato dall'esecuzione della judaspriestiana Louder than hell (da Theatre of pain), che mi ha letteralmente esaltato.
Tra  fuochi, fiamme (anche lanciati dal basso di Nikki durante Shout at the devil), effetti pirotecnici e bracci meccanici che hanno fatto oscillare Neil e Sixx sulla folla durante Kickstart my heart, l'esibizione arriva alla sua inevitabile conclusione con i quattro che rientrano su un piccolo palco a fondo sala per eseguire l'immarcescibile Home sweet home

E così si chiude l'avventura musicale dei Motley Crue. Non era difficile cogliere, nelle dichiarazioni rilasciate dai quattro durante l'ultimo anno di tour, quasi esclusivamente orientate alle aspettative per i futuri progetti solisti dei singoli componenti, o nella freddezza dei rapporti percepibile anche dagli spalti, la finalità esclusivamente commerciale di questa operazione. Nonostante questo e nonostante l'ossessiva ripetitività delle esibizioni (stessa scaletta dalla prima all'ultima data del 31 dicembre a Los Angeles, dove, per dirne una, avrebbero potuto suonare una canzone dei Motorhead in ricordo di Lemmy) credo che se questa sarà davvero la fine della band, sia stato dignitosa quanto basta. 
Aspettiamoci ora un 2016 denso di avvenimenti "postumi" come il documentario del tour d'addio, l'intero concerto della vigilia di capodanno, il film tratto dall'autobiografia The dirte poi sarà l'oblio. 
Giusto?


Le foto a corredo del post sono tratte dal sito onstageweb

Qui la prima parte

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