lunedì 10 ottobre 2016

Shawn Colvin and Steve Earle, Colvin and Earle


Era destino che Steve Earle e Shawn Colvin prima o poi dovessero incrociare le loro strade. Non solo per l'assonanza dei certificati di nascita (1955 lui, 1956 lei), la passione per la root music, in particolare il folk, la compartecipazione alla serie TV Treme o per il fatto che in passato abbiano suonato assieme, ma perchè tra i due esiste un genuino rispetto reciproco e un'affinità elettiva che trova sfogo nel portare in giro, a dispetto di ogni moda, la musica che amano.
Lei, oltre ad essere un'autorevole country singer è anche un interprete sopraffina che riesce a personalizzare in maniera convincente i brani altrui (da ascoltare in questo senso Uncovered, dell'anno scorso). Lui, soprattutto nell'ultima decade, si è trasformato in un busker di lusso, che si fa carico delle tradizioni rurali del Paese, incurante di giudizi e riflettori (la sua partecipazione a Treme con la scritta sulla chitarra "This machine floats", che richiama sia l'uragano Katrina che la scritta "This machine kills fascists" sulla chitarra di Woody Guthrie, è quasi commovente), lasciando che a parlare sia unicamente la sua musica.
Eccoli qui dunque, finalmente sullo stesso disco (prodotto dal nome tutelare Buddy Miller), ad intrecciare le rispettive voci, che salgono leggere come spirali di fumo, si alternano ossequiose, creando impeccabili armonie vocali su dieci tracce (più tre nella versione deluxe), suddivise tra inediti in co-writing, cover altrui e (nelle bonus tracks) pezzi autoctoni di repertorio, riarrangiati.

Convincenti e suggestivi i brani inediti: Come what may, Tell Moses, The way that we do, Happy and free, You're right (I'm wrong) e You're still gone  nascono già con le stimmate di traditional. 
Molto buone anche le cover di Tobacco road (John D. Loudermilk) , You were on my mind (Sylvia Fricker, è la versione originale di Io ho in mente te degli Equipe 84) e Raise the dead (Emmylou Harris) , mentre la riproposizione scolastica di Ruby Tuesday è probabilmente l'unica nota stonata dell'intero lavoro.
Un disco solido e incantevole allo stesso tempo, l'agognato incontro di due anime gemelle che il quotidiano inglese The Guardian ha definito, con affetto e ironia tutti british,: Shawn Covin and Steve Earle: "nine divorces, two addictions, one perfect mix".

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