lunedì 30 gennaio 2017

Jake Clemons, Fear and love


Avete presente la voce baritonale di Clarence Clemons, quella che ci mandava in sollucchero ogni volta veniva chiamata in gioco per pronunciare la sua epocale linea di testo "and kid you better get the picture" da Tenth avenue freeze out? Beh, dimenticatela. 
Jake, nipote del mitologico Big Man, che dal 2012 calca le assi dei palcoscenici di tutto il mondo con la E Street Band meritandosi l'immediato affetto del popolo sprinstiniano, dello zio ha sicuramente ereditato la stazza, ma non il timbro vocale, sottile come un filo che sembra sempre in procinto di spezzarsi, ma forse più versatile.
Il musicista arriva a questo suo primo album con una istruzione musicale di tipo jazzistico e con buone esperienze trasversali (oltre a Bruce, ad esempio anche Roger Waters e i Roots) che in qualche modo si riversano tutte in Fear and love, tipico lavoro di formazione che fugge da rigide classificazioni di genere.
Si passa infatti dal pop elegante e d'atmosfera delle prime tracce, tra le quali spiccano Janine e Burning, per poi, superata la boa di metà disco, all'altezza della title track, passare a Sick, broke and broken: un torrido rock blues rafforzato da chitarre sferzanti e ritmiche muscolari. 
Personalmente ho molto apprezzato il non volere, da parte del piccolo Clemons (si fa per dire, vista la taglia), sfruttare la scia della popolarità del suo ruolo da E Streeters affrancandosi dal suono di quella band e seguendo le sue direttrici musicali. Perciò, se volete ascoltarlo suonare il sax, dovete aspettare i due terzi del disco (A little bit sweet; Just stay). Come dire: questa è roba differente, è la mia roba.

Insomma, Fear and love si rivela essere un disco inaspettato e divertente. Un esordio che incuriosisce e fa ben sperare. 

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