lunedì 15 maggio 2017

Black Star Riders, Heavy fire


Scott Gorham, chitarrista storico dei Thin Lizzy (nella band dal lontano 1974, sebbene la sua presenza si sia alternata a qualche abbandono e rientro), insieme al vocalist  Ricky Warwick e all'altra ascia Damon Johnson, entrati nel combo che fu del compianto Phil Lynott all'alba del 2010 per una serie di tour, hanno iniziato a pensare di tornare in studio e buttare giù del materiale nuovo. Mi piace pensare che per rispetto a quello che hanno rappresentato i veri Thin Lizzy (e non per il rischio di cause), fermi discograficamente parlando a Thunder and lightning del 1983, abbiano optato per una band nuova di zecca - i Black Star Riders appunto - che restano nella scia del classico sound Thin Lizzy, ma si risparmiano imbarazzanti paragoni.
Insieme al bassista Robbie Crane (tra gli altri, Vince Neil Band, Ratt e Lynch Mob) e al batterista Chad Szeliga (Breaking Benjamin, Black Label Society) arrivano in pochi anni al terzo album del monicker (dopo All hell break loose del 2013 e The killer instinct del 2015), facendo importanti passi avanti in coesione e ragion d'essere.
Il sound (hard) rock retrò dei cinque muove su coordinate tutto sommato semplici e dirette ma, pur considerando il perimetro limitato del genere, non povero di idee. Sono diversi infatti i brani che si fanno ricordare: la title track, When the night comes in, la semi ballad Who rides the tiger, Testify or say goodbye. Per Dancing with the wrong girl ad affacciarsi è addirittura la new wave inglese dalle parti di Costello, mentre per la bonus track Fade non è una bestemmia evocare gli U2 del primo periodo americano.
Divertente infine la vena grafica dei lavori, che riprende un certo stile vintage di metà novecento.

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