lunedì 27 novembre 2017

Quel maledetto treno blindato (1978)


C'è poco da fare, se ancora oggi ci si ricorda de Quel maledetto treno blindato di Enzo G. Castellari è solo ed esclusivamente per merito del solito Tarantino, che ne ha parlato in termini di ispirazione all'uscita del suo Bastardi senza gloria. In realtà, come avvenne per Django, il tributo si limita sostanzialmente al titolo delle pellicole, aiuta infatti ricordare come il film italiano, all'epoca, fu distribuito all'estero con il titolo di The inglorius bastards, come quello girato trent'anni dopo da Quentin.
Per il resto le due trame differiscono completamente, con quella del film di Castellari, ambientata nelle Ardenne nel 1944, che vede un gruppo di soldati americani, accusati di vari crimini (ammutinamento, furti, insubordinazione), essere condotti alla fucilazione. Durante la tradotta però i cinque riescono a fuggire. Inizialmente cercano di disperdersi, ma poi, per una serie di circostanze anche casuali, benchè identificati, vengono arruolati per una missione suicida: distruggere un treno nazista che contiene un prototipo di terribile arma che condizionerebbe l'andamento del conflitto a favore dei tedeschi.
Fatta la doverosa tara con le modalità di recitazione dell'epoca, quando andare sopra le righe per caratterizzare i personaggi era la norma, o con i budget risicati concessi alle produzioni nostrane (è quasi commovente la realizzazione delle esplosioni fatta con i modellini Lima dei treni), sarei ipocrita se sostenessi che il film non è divertente. A darmi sui nervi è piuttosto la gestione della questione razziale, con il personaggio bianco di Tony (Peter Hooten), che per tutto il film insulta per il colore della pelle il nero Fred (l'icona dei B movie americani Fred Williamson) e alla fine, invece di restarci secco, è l'unico a salvarsi e a realizzare una love story con la bella francesina di turno. 
Nel cast da segnalare la presenza dell'attore di origini svedesi, ma americano d'adozione, Bo Svenson, anche lui una lunga militanza nei film di genere, premiata da Tarantino con un paio di camei in Kill Bill 2 e, appunto, Bastardi senza gloria.

Si trova facilmente su youtube un bel documentario (I tarantiniani) sui protagonisti del cinema di genere italiano. Alcuni di loro, tra i quali proprio Castellari, spiegano il metodo infallibile che veniva utilizzato per testare l'efficacia di un titolo di una pellicola. Se una volta pronunciato il titolo il commento spontaneo era "mecojoni!" il titolo funzionava, se invece la reazione era un convinto "e sticazzi?" non sarebbe andato bene. E' lo stesso Castellari, con una buona dose di autoironia a fare l'esempio del suo film rispetto a quello americano di Tarantino: Quel maledetto treno blindato? E sticazzi?!? Bastardi senza gloria? Mecojoni!!!
Anche questo era il cinema di genere italiano.

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