lunedì 16 aprile 2018

Fischio finale

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Mi sono appassionato al calcio relativamente tardi, poco prima dei quattordici anni, grazie al mundial di Spagna, che, neanche si fosse attivato un interruttore nascosto, ho cominciato improvvisamente a seguire dalla prima partita trasmessa dalla RAI, fino alla finale. Da lì ho deciso che avrei dovuto giocare quello sport meraviglioso. 
C'erano giusto alcuni problemini da risolvere, tipo che atleticamente avrei potuto gareggiare nelle olimpiadi degli scoordinati fisici e che in pratica non avevo mai tirato un calcio ad un pallone. 
Così, armato da una buona dose di incoscienza e da un'irriducibile buona volontà, ho cominciato il mio girovagare tra le squadre del paese, scendendo gradualmente di qualità, prima la migliore, poi la mediana, poi la peggiore, quindi quella dell'oratorio (a sette). Relativamente presto quindi, prima ancora che diventasse una moda, oltre che un ripiego dal tennis per i quaranta/cinquantenni, mi sono ritrovato a giocare a calcio a cinque (calcetto). 
Credo che le prime partite risalgano addirittura ai primissimi novanta. 
Da allora si può dire che non abbia mai smesso. 
Negli ultimi dieci anni ho giocato allo stesso posto, con una rosa abbastanza ampia di persone che ruotavano attorno ad un nucleo storico del quale facevo parte. 

Dopo l'ultima partita ho deciso di smettere. I motivi sono diversi.
Essendo quella del calcetto del lunedì l'unica attività (pseudo)fisica che svolgevo, dopo le partite avevo dei postumi tipo frontale con un Ducato lanciato in velocità. 
Le occasionali litigate in campo, che una volta aiutavano a scaricare ben altre tensioni lavorative, erano diventate esse stesse fonte di tensione. 
I ritmi di gioco che rallentavano sempre più (a vederci da fuori a volte sembrava di assistere ad una partita giocata sott'acqua). 
I cinquant'anni che mi stanno alle costole e ora sono ben visibili nello specchietto retrovisore. 
In poche parole, ero arrivato ad un punto nel quale mi divertivo una partita su tre e allora ho deciso di fermarmi, prima di diventare patetico (non dico che chi giochi oltre i cinquanta lo sia -  beh, qualcuno di certo lo è - il discorso vale per me). 

Insomma, si è chiuso un ciclo, e nell'ultima partita sono riuscito a concluderlo alla grande: vittoria con la squadra sfavorita ed eurogol (palla rubata, pallonetto al difensore, e, prima che il pallone toccasse il terreno, calcio al volo di sinistro e gol ).

Come dire: bisogna fermarsi quando si è al top.



2 commenti:

Filo ha detto...

Prima o poi toccherà anche a me appendere gli scarpini al chiodo e temo questo momento con immenso terrore. Diciamo che sto iniziando a farci il pensiero, per motivi diversi dai tuoi (a parte quella delle litigate, che sono ben presenti anche da noi), ma sto iniziando a poco a poco a rendermi consapevole. Spero di arrivarci preparato.

monty ha detto...

Non è stata una scelta facile, c'ho messo dei mesi a maturarla e ancora adesso ho "paura di ricaderci", neanche si trattasse di una dipendenza :D