lunedì 26 maggio 2014

Joel Dicker, La verità sul caso Harry Quebert


La verità sul caso Harry Quebert racchiude in sé tanti generi diversi. Certo, il profilo più importante del libro è quello del giallo: c'è un mistero da risolvere nascosto nella coltre del tempo che torna a tormentare Aurora, una (per il resto) idilliaca cittadina del New Hampshire. Il cadavere di una ragazzina di quindici anni, Nola Kellergan, sparita nel nulla durante l'estate del 1975, viene improvvisamente rinvenuto nel giardino di uno stimato scrittore newyorkese adottato orgogliosamente dalla comunità locale. Da alcuni particolari del ritrovamento emerge che lo scrittore (Harry Quebert), oggi sessantasettenne, aveva una relazione con Nola all'epoca della sua sparizione. L'evento sconvolge la vita di Quebert, ma risveglia anche paure e segreti nascosti di molti abitanti di Aurora.
Ci sono molte altre tessere che vanno però a comporre il patchwork finale composto da Joel Dicker.  La verità sul caso Harry Quebert è infatti anche un libro sulla scrittura, sul mestiere di scrivere, un omaggio a questa arte che sconfina quasi nella metaletteratura. C'è poi la componente autobiografica (anche se Dicker nelle note finali sembrerebbe depistare questa suggestione) e, seppur  non si tratti dell'esordio dello scrittore svizzero, risultano evidenti le caratteristiche tipiche del romanzo di formazione.
Tutte queste componenti sono il più delle volte amalgamate dall'autore in maniera avvincente e funzionale alla storia, occasionalmente però emerge il ricorso ad una scaltrezza che va a discapito, se non della scorrevolezza della narrazione, di certo della sospensione dell'incredulità. E rimanendo sugli elementi di debolezza, il più marcato m'è parso essere quello della caratterizzazione dei personaggi, quasi tutti incastrati così strettamente tra lo stereotipato e il sopra le righe (l'invadenza isterica della madre di Goldman; la saccenza di Quebert; l'arguzia del sergente Gahalowwod) dal risultare già pronti per una trasposizione cinematografica ma quanto mai distanti dalla vita reale.  
Considerato comunque quanto di buono resta nel romanzo (la soluzione del mistero, le rivelazioni su Quebert, un magnifico personaggio letterario che risponde al nome di Nola Kellergan) e la giovane età del suo autore (classe 1985) direi che il giudizio non può che essere positivo e la prospettiva ancora migliore.

4 commenti:

Blackswan ha detto...

In ottica di semplice intrattenimento, un grande libro.

lafolle ha detto...

la copertina è di richard crewdson...
va molto ultimamente tra le copertine...

grandissimo fotografo!

monty ha detto...

A me ricorda molto le opere di
Hopper, Livio

lafolle ha detto...

in qualche modo si.
c0è un documentario che ti consiglio. brief enconters!
guardalo

https://www.youtube.com/watch?v=6sWdXYEGFI4

.
vidi anni fa una sua mostra a wintertur. bellissima!